Copertina 7

Info

Anno di uscita:2014
Durata:43 min.
Etichetta:Memorial Records

Tracklist

  1. ACT I. SHAPELESS BIRTH
  2. THE INFECTED ENIGMA
  3. A BLEEDING SUNSET
  4. BEHOLD REGRESSION
  5. A VEIL FRAGMENTS
  6. ACT II. SHAPE SHIFTING
  7. HATESEED
  8. ILL BECOMES ORDER
  9. SHINING PHOENIX
  10. F.A.I.L.

Line up

  • Marco Landolfo: vocals
  • Simone Mele: guitars
  • Daniele Gatto: bass
  • Cesare Zuccaro: drums

Voto medio utenti

Dalla bio del gruppo si evince che i Warknife suonano thrash misto al post hardcore e al deathcore. Se a prima vista può sembrare un’accozzaglia informe, devo ammettere che effettivamente la cosa funziona, e anche abbastanza bene. La furia del thrash, unita all’oscurità del deathcore, e a certe soluzioni moderne del post hardcore, rendono “Amorphous” (mai titolo fu più appropriato) un prodotto interessante. Certo, dovete essere predisposti alle sperimentazioni e alla modernità, altrimenti l’album vi farà venire l’orticaria (come è successo a me al primo ascolto… ho dovuto faticare non poco per entrare nell’ottica dei Warknife ed apprezzarne il lavoro), ma bisogna ammettere che questi quattro ragazzotti salentini c’hanno saputo davvero fare. Al di là dei gusti è innegabile la maturità compositiva raggiunta dal quartetto, qui alla sua seconda prova in studio sulla lunga distanza, così come nulla da eccepire sull’esecuzione strumentale, davvero sopra le righe. Quello che colpisce di più, però, è la sapienza con la quale i nostri mescolano le varie sfaccettature del proprio stile. Spesso quando ci si incammina su sentieri del genere si finisce col creare minestroni senza né capo né coda. Non è il caso dei Warknife. Ogni brano è ben strutturato, i cambi di atmosfera sono ben congeniati, nulla è lasciato al caso. Ottimo l’uso dei cori, molto core, così come quello della chitarra, ora distorta e robusta, ora arpeggiata e dilatata… Complice una registrazione potente e pulita al tempo stesso, si riescono a percepire, attraverso i brani, le emozioni che i salentini vogliono trasmetterci, siano esse tese e di dolore, o più ariose, di tanto in tanto… Il tutto con uno stile che, sembrerà strano dirlo, racchiude tutto e il contrario di tutto, e per questo motivo è già ampiamente personale. Se infatti non mancano i riferimenti a band quali Lamb Of God, Machine Head, Isis o Opeth, per alcuni passaggi più riflessivi, nessuno di loro predomina sugli altri, finendo col non essere pienamente riconoscibili, il che significa che i Warknife stanno percorrendo la strada giusta per crearsi un loro stile definitivo. Si passa senza soluzione di continuità da momenti più aggressivi come “Hateseed”, “F.A.I.L.” o l’opener “The infected enigma” a brani più ragionati come “A bleeding sunset”, la lunga “Shining Phoenix” o “The veil fragments”. Come è ovvio che sia qualcosa da limare qua e là c’è, ci mancherebbe, però il gruppo ha dimostrato di saper osare, e questo, ai giorni nostri, è già tanto. Insomma, se i Warknife invece che nello splendido Salento fossero nati in America o anche semplicemente nel nord Europa, a questo punto starebbero calcando i palchi di mezzo mondo per portare in giro le proprie canzoni. Si sa, qui in Italia le cose sono più complicate, quindi l’augurio che faccio alla band è di riuscire ad arrivare ai grandi festival e ad un bel tour europeo. Per farlo ci vuole personalità, e ne hanno, ma soprattutto tenacia. Spero che oltre a scrivere belle canzoni siano anche in grado di stringere i denti ed andare fino in fondo, perché se lo meritano.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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