Esordio discografico, grazie alla lungimirante Northern Silence, per gli svedesi
Nasheim che con
"Solens Vemod" rilasciano un dischetto destinato a far parte della mia top list di fine anno, sebbene siamo solo a marzo.
E non escludo che questo sarà il mio top album.
Black metal atmosferico, che spesso sfocia nel depressive, di altissimo valore.
Quattro lunghissimi brani, cantati in lingua madre, squisiti.
Melodici, disperati, pervasi di oscurità fino nel profondo.
Questa la descrizione, mi rendo conto piuttosto banale, che si può fare di
"Solens Vemod".
Quello che, invece, le parole non possono esprimere è la sprezzante bellezza di brani che sono in grado di far vibrare le corde del nostro animo grazie ad un uso della melodia che può essere definito magico.
L'ascolto di questo lavoro è, infatti, magia pura: la tristezza sembra palesarsi di fronte ai tuoi occhi a chiedere dazio, il vento, silenzioso ma presente, sibila imperterrito mentre le chitarre, prodotte a mio avviso in modo egregio, lacerano la pelle con il loro gelo e le loro avvolgenti dissonanze.
"Solens Vemod" è un album al tempo stesso dolce e violento.
Erik Grahn, mente unica del progetto, è abilissimo nel creare una musica perfettamente bilanciata tra le sue componenti atmosferiche e brutali che, solo in apparenza, stridono, ma che in realtà concorrono tutte a mettere in musica la disperazione di un artista sensibile ed ispirato.
Nasheim è, dunque, un compositore di altissimo livello. La sua musica è semplice, antica e moderna in un colpo solo ed assolutamente affascinante nel suo essere distante e quasi inaccessibile.
Nonostante tutte le evoluzioni, tutte i pagliacci della scena ed un mercato discografico che, sempre di più, punta alla quantità piuttosto che alla qualità, il Black metal, quando è concepito con tale maestria, riesce ancora ad emozionare e ad ergersi alto e fiero sui nostri sentimenti mettendone in luce il lato più sofferente ed angosciante.
Album profondissimo da amare senza dubbio alcuno.