"En garde, touché!"
"Oh, basta coi cliché!"Chi non coglie questa citazione può tranquillamente chiudere qui la recensione. No vabbè dai restate, ma approfittatene per farvi una cultura videoludica fondamentale. Per gli altri, vi starete chiedendo: ma cosa c'entra Monkey Island con i
Silent Opera?
Con Guybrush Threepwood e compagnia quasi nulla in realtà, con quelle due frasi direi tutto. Ok, sono francesi e quindi la prima l'abbiamo associata. E poi sono un cliché, né più né meno che il cliché della band symphonic gothic con voce femminile lirica e voce maschile in growl/scream.
Quindi basta coi cliché? In questo caso non direi.
Si perchè "
Reflections", primo episodio sulla lunga distanza dei francesini dell'Aquitania, è un disco solido, molto ben suonato e dal songwriting intrigante, che mi ha ricordato in più di un'occasione (soprattutto negli improvvisi cambi di tempo) gli inglesi To-Mera, al netto delle divagazioni jazz, oltre ovviamente agli Epica.
Bravissima
Laure Laborde, altrettanto bravo e incisivo
Steven Shriver al growl (molto meno allo scream, troppo sguaiato), ottimo il comparto tecnico, con
Romain Larregain alla chitarra sugli scudi, così come
Laura Nicogossian alle tastiere, creatrice di intarsi molto interessanti e assolutamente congeniali ai brani.
Brani che si mantengono tutti su buoni livelli, salvo cadere qualche volta nell'altro cliché tipico del genere, il "già sentito". Una decina di minuti in meno non sarebbero guastati a mio modo di vedere, ma è un voler trovare una trave la dove al massimo c'è una pagliuzza.
"
Reflections" dei
Silent Opera è quindi un esordio solido, che catapulta i francesi in un gruppo già nutrito di band, armati però di tutto quello che serve per poter spiccare il volo verso l'Olimpo del genere. Allons-y!
Quoth the Raven, Nevermore..
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