Copertina 7

Info

Anno di uscita:2004
Durata:41 min.
Etichetta:AFM
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. FEAR MY EYES
  2. GENIUS
  3. PIECE OF MIND
  4. ON THE VERGE
  5. NEXT TO YOU
  6. PROMISE
  7. T.O.T.
  8. BLACK TEA
  9. BELIEVIN’
  10. FALLING SEASON

Line up

  • Dave Preissel: drums
  • Gianni Pontillio: vocals
  • Sandro Pellegrini: guitars
  • Andreas "Genti" Gentner: bass

Voto medio utenti

Ok, ok … i Pure Inc. sono svizzeri, ma vi risparmierò i possibili riferimenti ai luoghi comuni che, in questi casi, tirano in ballo, cioccolata, formaggi, puntualità ed esportazione di capitali, anche perché, pur non essendo esattamente uno Stato da grandi riflettori del rock, la regione più “neutrale” d’Europa ha saputo proporre interessanti realtà, anche nell’ambito della nostra musica preferita, a partire dagli storici Krokus, passando per gli ottimi Celtic Frost, Young Gods, Samael e Coroner (e guarda caso è proprio un ex componente di questa band, Tommy Vetterli, a produrre questo lavoro, evidenziando una sorta di continuità tra passato e presente…), gli inossidabili Gotthard, fino alle interessanti ultime leve Favez, Coma Star e San Dimas, tanto per fare qualche nome.
I nostri elvetici è dal 1994 che calcano le scene locali, utilizzando nella prima fase della loro carriera il monicker Pure Yeast. Nel 2001, con “Genius”, primo album vero e proprio, sebbene autoprodotto (dopo un paio d’apprezzati demo), i nostri raggiungono una discreta popolarità in madrepatria, tale da consentir loro un contratto discografico con la prestigiosa AFM e l’uscita di questo self-titled Cd, che si avvale in sede di mastering di Mika Jussila già collaboratore di Edguy, Avantasia, Stratovarius e Nightwish.
Visto lo sforzo profuso, la label sembra, quindi, puntare parecchio sulle qualità dei nostri e sul loro hard’n’heavy potente e vivace, dove trovano spazio influssi più tradizionali, accanto ad hard rock più moderno d’ispirazione grunge (o post-grunge se volete) e un pizzico di mainstream alternative rock.
Vero punto di forza del gruppo è il roccioso vocalist Gianni Pontillio (quali mai potranno essere le sue origini?), una vera sorpresa dal timbro roco e virile, ma in grado di districarsi agevolmente in tutte le situazioni interpretative.
L’heavy ottantiano fuso con i suoni di derivazione “grungiarola”, presente in “Pure Inc.”, è una mistura molto piacevole che, a tratti, mi ha ricordato una versione aggiornata dei My Sister’s Machine, così come qualche piccola similitudine è riscontrabile tra lo stile di Pontillio e Nick Pollock, singer degli autori dell’ottimo “Diva” (sebbene l’impostazione vocale dello svizzero sia più improntata alla scuola hard in senso classico, rispetto al suo collega statunitense), senza dimenticare qualche richiamo ai più recenti Creed (per alcune soluzioni musicali) e Nickelback.
Passando ad analizzare i brani, si parte senza indugi con “Fear my eyes”, una poderosa heavy track molto coinvolgente, dal bel riff cupo e una prestazione molto “fisica” di Pontillio, mentre la successiva “Genius” evidenzia anche sonorità di modern rock alternativo dal sicuro appeal commerciale.
“Piece of mind” alleggerisce i toni, con una bella linea melodica al limite della ballata e il singer abbastanza a suo agio anche in questa circostanza più rilassata, nella quale irrompe “On the verge” e il suo hard rock cadenzato, dal refrain avvincente, in cui si segnalano le ottime qualità della sezione ritmica e del chitarrista Sandro Pellegrini (un altro nome dalle radici “sospette”), che, per tutta la durata del disco, si destreggia con abilità tra riffs sincopati e arpeggi pesanti, sempre con un occhio alla fruibilità della proposta; esemplare in questo senso anche la seguente “Next to you” dalle coordinate heavy, ma allo stesso tempo abbastanza “radio friendly”.
“Promise” è invece una ballad a tutti gli effetti, con la voce accompagnata dalla chitarra acustica ed è, forse, l’episodio più scontato dell’album, non del tutto deludente, ma è chiaro che il gruppo si esprime in maniera più efficace in altri contesti sonori.
Con “T.O.T.” aumentano nuovamente i watts, in un brano ancora molto buono nella laringe del vocalist, che, nell’invocazione a Dio (ehi God … do you hear me now? … speak to me … we need a sign … don’t try to hide …”, con tanto di recita dell’”Ave Maria” in italiano in sottofondo, nel break centrale), alterna momenti più riflessivi ad altri più impetuosi, ben assecondato dal resto della band.
Ottimo il guitar sound di “Black tea”, una traccia che mi ha lontanamente ricordato Bruce Dickinson, non male la melodica “Believin’” (per la verità non molto originale, ma non sgradevole) e con “Falling season”, altro brano dal dualismo tra atmosfere introspettive e impennate vigorose, sorretto da un gradevole sottofondo tastieristico e contrassegnato da un flavour più “aggiornato”, con il cantante ancora una volta in evidenza, si chiude un platter sicuramente molto valido, che oscilla tra il “classico” e il “moderno”, dimostrando un citazionismo non esasperato, una buona impalcatura musicale e una discreta verve compositiva.
I Pure Inc. sono attualmente in tour con Michael Schenker, un’eccellente accoppiata che per il momento non visiterà il nostro paese … peccato!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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