Cop Problem - Buried Beneath White Noise

Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:11 min.
Etichetta:Earsplit PR

Tracklist

  1. BEAR WITNESS
  2. FROM WITHIN
  3. WHO REALLY PAYS
  4. AMERICAN SPRING

Line up

  • Deb Cohen: vocals
  • Randon Martin: guitar/vocals
  • Donny Mutt: bass
  • Joshua Cohen: drums

Voto medio utenti

Avevo recensito l’esordio dei Cop Problem soltanto un annetto fa, ed ecco che mi ritrovo già tra le mani nuovo materiale da parte della band americana. Quando ho recensito il loro EP di esordio avevo speso buone parole per il gruppo guidato dai fratelli Cohen, anche se mi ero riservato di esprimere un giudizio più completo quando i nostri ci avrebbero proposto del materiale nuovo e più consistente, in quanto l’esordio conteneva solo tre brani per un totale di nove minuti. Beh, con il nuovo “Buried beneath white noise” le cose non sono cambiate poi di molto, visto che la band ci sottopone questa volta quattro brani per un totale di undici minuti. Ancora una volta, quindi, il giudizio non può che rimanere in sospeso, e a questo punto mi chiedo perché mai, invece di tirar fuori un EP all’anno, i nostri non si mettano di santa ragione in sala prove e pubblichino un full length che ci possa finalmente far capire di che pasta sono fatti. Stilisticamente non è cambiato poi molto dal precedente lavoro, anzi, diciamo che i nostri sono fieramente fermi sulle proprie idee, quindi ancora una volta i brani sono un assalto cieco e diretto, con lo screaming isterico di Deb sempre sugli scudi, supportato da un muro sonoro d-beat/crust che non lascia molto all’immaginazione. Anzi, questa volta sono assenti anche quei pochi secondi di respiro presenti nell’esordio omonimo, i quattro brani non lasciano prigionieri, triturano tutto quello che si trovano davanti, senza lasciarti il tempo di capire cosa sta succedendo. Sinceramente non c’è molto di nuovo da aggiungere rispetto alla precedente recensione. Speravo in un’evoluzione più matura da parte dei nostri, ma evidentemente a loro sta bene andare avanti per la loro strada, e tutto sommato non posso biasimarli, se non per la questione di cui parlavo prima. Voglio da loro un full length, solo così sarà possibile capire il reale livello qualitativo del quartetto, che per ora si limita, se così possiamo dire, a ribadire quanto di buono già espresso nel precedente EP, senza però aggiungere nulla di significativo, e soprattutto senza fare quel salto che mi auguravo potessero fare, per uscire finalmente fuori dall’anonimato e dal marasma dell’underground hardcore mondiale. Una mezza occasione sprecata, quindi, nonostante i brani siano più che validi e colpiscano a fondo. A questo punto non possiamo far altro che sperare di non ritrovarci tra le mani, di nuovo, un altro EP l’anno prossimo, ma che i nostri si prendano i giusti tempi per produrre qualcosa di più incisivo. Per ora il grande salto non c’è stato, e quindi confermo lo stesso voto dell’altra recensione, rimanendo in attesa di nuove mosse…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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