Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:38 min.
Etichetta:Economy Of Motion Records

Tracklist

  1. FEAR THE FOLLOWERS
  2. BURIED IN THE CITY
  3. DOGS
  4. END OF YOUR LIFE, PT. 1
  5. END OF YOUR LIFE, PT. 2
  6. FLY BY NIGHT, PT. 2
  7. FLY BY DAYLIGHT
  8. GLORIOUS DEAD

Line up

  • Tim Baldwin: bass
  • Jordan Schultz: drums
  • Chase Bentley: guitars
  • Jeff Wojtysiak: guitars, vocals
  • Ed Nudd: guitars, vocals
  • Rebekah Brown: keyboards, Vocals

Voto medio utenti

Disco affascinante questo Vessel, debut dei Cokegoat; la band proveniente da Chicago, in effetti, sfida i crudeli mari del mercato discografico con una proposta piuttosto originale, che sposa la causa dell’underground più torbido attingendo da doom, death e crust, e non disdegnando qualche rimando ai Mastodon meno cerebrali.

Trovo che il pregio più evidente dell’album risieda nella natura ambigua delle canzoni, che riescono a suonare immediate e profonde al tempo stesso: la maggior parte di esse vive proprio di alternanze tra porzioni lente, allucinate, ultra-distorte e scudisciate improvvise. Che l’approccio alla composizione dei Cokegoat sia tutt’altro che semplicistico e monodimensionale si evince già dalla prima traccia Fear the Followers, che abbina con naturalezza un incipit abrasivo a una funerea porzione conclusiva dal vago retrogusto lisergico.

In questo senso, non va taciuto il ricorso alle oscure atmosfere seventies che hanno reso grandi gruppi come gli Electric Wizard; ciò dona al sound una qualità vintage già ricercata (e trovata) in sede di produzione (ad opera di Andy Nelson dei Weekend Nachos).
Di buon livello la prestazione strumentale, con un plauso particolare al bass player Tim Baldwin. Davvero interessante, da ultimo, l’artwork di copertina (in questo periodo mi garba il bianco e nero, c’è poco da fare), che ben si sposa con le lyrics (vita, morte, Terra e Luna i temi, peraltro trattati in modo per nulla banale).

Lo standard qualitativo resta omogeneo lungo i 38 minuti di durata, anche se si possono comunque individuare momenti meno ispirati (alcuni passaggi di Dogs tendono ad annoiare, l’attacco di Fly By Night, Pt. 2 è troppo convulso e l’intera End of Your Life, Pt I non convince). D’altra parte, i nostri sono ancora giovani, e di certo vanno loro riconosciuti margini di miglioramento.

Nondimeno, questo Vessel mi pare già un prodotto tutt’altro che disprezzabile; alla luce della sua difficile collocazione e dello scarso appeal commerciale della proposta, temo che i crudeli mari di cui sopra finiranno per inghiottire il povero sestetto (potete tradurre con “non se li filerà nessuno”). Quantomeno, mi auguro che i nostri siano in grado di crearsi piccolo stuolo di cult followers.
A mio avviso lo meriterebbero.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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