Copertina 6

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2013
Durata:76 min.
Etichetta:Limb Music

Tracklist

  1. INTRODUCTION
  2. MOTHERLESS CHILD
  3. THE QUEST FOR THE WHITE PIG
  4. SIDE BY SIDE
  5. TO CAER DATHYL
  6. SWORDS FOR PRYDAIN
  7. LAND OF DARKNESS
  8. WHERE EVIL RIDES
  9. THE PRICE
  10. NO TURNING BACK
  11. FAREWELL

Line up

  • Till Oberboßel: guitars
  • Michael Petrick: guitars
  • Oliver Rossow: guitars
  • Philipp Koch: drums
  • Alexx Stahl: vocals
  • Chris Marino: vocals
  • Dragutin Kremenovic: vocals
  • Eve Kreuzer: vocals
  • Jason Conde-Houston: vocals
  • Jordan Cutajar: vocals
  • Jutta Weinhold: vocals
  • Jvo Julmy: vocals
  • Leo Stivala: vocals
  • Ruth Knepel: vocals
  • Thassilo Herbert: vocals

Voto medio utenti

"No, not another Metal Opera".
Se vabbè, raccontane un'altra caro Till. Fai power dai toni epici, assoldi musicisti vari e 11 cantanti e vuoi farci credere di non fare una Metal Opera stile Avantasia-Avalon-Aina-Ayreon (oh ma tutti con la A?)? Non ci crede nessuno.

E a ben donde direi, dato che "The Chronicles Pt. 1" (pure il Pt.1, dai, è il festival del cliché!) è in tutto e per tutto una Metal Opera in stile Avantasia, dove la componente folk tanto sbandierata in fase di presentazione dal già citato mastermind (già chitarrista degli Elvenpath) si sente davvero poco, lasciando spazio ad un buon lavoro a livello chitarristico e prestazioni altalenanti dei diversi carneadi dietro al microfono.
Il disco comunque scorre nell'anonimato più totale, non presentando né particolari picchi né al contempo esagerate cadute di stile, dando però la sensazione di trascinarsi troppo per le lunghe (66 minuti non sono pochi) e lasciando un fastidioso senso di noia nell'animo dell'ascoltatore. Io stesso, da grande fan delle opere metal, ho faticato non poco nel risentire il disco le 2 o 3 volte minimamente necessarie per esprimere un'opinione sincera e obiettiva.

E l'opinione sincera, obiettiva e finale rispetto a questo "Chronicles Pt.1" dei Lucid Dreaming è che abbiamo a che fare con un disco ben suonato, discretamente cantato ma davvero poco ispirato a livello di songwriting e di resa globale. Sufficiente, per l'amor di Anubi, ma sicuramente troppo fine a sé stesso.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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