Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:42 min.
Etichetta:Cruz Del Sur Music

Tracklist

  1. BY ENDURANCE WE CONQUER
  2. NO PEACE BEYOND THE LINE
  3. THE HANDS OF TIME ARE BLEEDING
  4. TRINITY
  5. FOUR CANDLES BURNING
  6. THE COWARD'S PATH
  7. CAST OUT ALL RAGING SPIRITS
  8. BEYOND THE MARTYRS

Line up

  • Andy Ramage: bass
  • Erik Johnson: guitars
  • Butch Balich: vocals
  • Kevin Latchaw: drums
  • Jason Mucio: guitars

Voto medio utenti

Tornano gli Argus che, distanza di due anni dal precedente Blodly Stride the Doomed e assieme all'omonimo disco d'esordio, hanno fatto ben parlare del loro classic heavy metal tinto di doom. Anche in occasione del nuovo Beyond The Martyrs, il quintetto americano mescola nella propria musica influenze maideniane (epoca Piece of Mind e Powerslave) a un velo doomeggiante che permea tutti i brani. Siamo dalle parti di formazioni come Trouble, Veni Domine, Cirith Ungol e Candlemass meno cupi e ossessivi perché, sebbene gli Argus propongano rallentamenti, parti evocative e abbiano un'impostazione dei brani un po' oscura, quello che emerge in maniera maggiore, anche rispetto ai precedenti dischi, è l'amore per soluzioni e atmosfere classicamente metal della prima metà degli anni '80. Chitarre sdoppiate nelle melodie e assoli ispirati che privilegiano il feeling rispetto alla tecnica o alla velocità, tastiere non pervenute, un basso molto presente e pulsante che spesso si trova in primo piano, ed in fine il vero marchio degli Argus: la voce di Butch Balich. Il cantante non ha un registro molto esteso ma è dotato di un timbro potente, caldo e coinvolgente che ricorda quello di Mats Leven e infonde alle canzoni una forte epicità, una spinta che trascina l'ascoltatore all'interno dei brani.

Otto sono i pezzi di questo disco, come si faceva una volta, 42 minuti di musica che non sono un insieme casuale di brani selezionati tra quelli scritti, ma canzoni posizionate con un ordine preciso, bilanciate tra velocità (mai alta) e parti più riflessive, composte da riff non tecnici o complicati ma lineari e trascinanti, spesso melodici, da refrain centrali intensi e pieni, senza risultare pomposi o finti. Alcuni li hanno accusati di fare assoli scarsi e registrati male, a livello di demo, io non penso proprio. Cosa ci sarebbe da dire allora su band pluri osannate come i Kadavar che si prodigano in un hard rock settantiano a dir poco stentoreo? Ritengo sia una precisa scelta di suono quella degli Argus, non vogliono essere super prodotti, non vogliono essere perfetti ma, senza risultare finto-nostalgici, mantengono un po' di quella genuina magia della prima parte degli anni '80. Solo un filler da segnalare, la lenta e semplice Trinity con un riff un po' banale e un assolo che sembra incollato sopra. Altra curiosità, al minuto 6,10 di The Coward's Path rubano un passaggio (oppure omaggiano?) agli Iron Maiden di Seventh Son of a Seventh Son (la canzone).

In conclusione il disco mi è piaciuto parecchio e si ascolta più e più volte, anche perché il suono è di quello classico e senza tempo, però manca forse una scintilla, manca un qualcosa che lo faccia ricordare meglio.
Forse qualcuno dirà che potevo osare di più con la valutazione finale, però se faccio un confronto ad esempio con i Tad Morose dei primi tre album o Veni Domine dei primi due... non potevo proprio andare oltre. Poi, in questo 2013, in questo campo, i Memory Garden con Doomain hanno dato la paga a tutti.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 12 ott 2013 alle 20:21

dopo essere arrossito per la sviolinata ;-) ti dico che non l'ho assolutamente percepita come una critica, ho solo voluto spiegare come, nella mia mente malata, decido di mettere i dischi negli highlights. Poi hai visto? Ci ha pensato il sommo Graz a mettere nei Top un po' di roba classica e buona con gli Atlantean Kodex! Di roba valida, anche se nascosta, ne esce ancora! Support!

Inserito il 12 ott 2013 alle 16:38

Il fatto degli hilights non voleva essere affatto una critica a te come recensore che anzi ti leggo sempre molto volentieri e ti ritengo sia competente che equilibrato(sviolinata!!). Il mio era semplicemente un auspicio nel vedere in futuro piu' dischi con sonorita' classicheggianti negli hilights invece dei soliti duecentomila dischi black, death, folk ambient e cosi via....perche' io mi sono innamorato di questa musica proprio per le sonorita' a cui gli Argus si ispirano e, ripeto, oggi sono tra quelli che le interpretano meglio. Ma credo che la risposta alle mie domande sia nell'ultima frase del tuo post, cioe' che molti considerano questo disco inutile e quindi dovro' rassegnarmi ai dischi black, death, folk ambient e cosi via......

Inserito il 12 ott 2013 alle 14:49

@Polimar Tendenzialmente inserisco una band negli highlits quando la conosco davvero bene e ho la discografia ben presente in testa, oppure quando si tratta di un gruppo nuovo davvero clamoroso o ancora quando esce un disco molto valido in un "periodo di magra". Devo invece ammettere che gli Argus non li conoscevo, ho reperito i lavori precedenti e ascoltato più e più volte questo ultimo Beyond The Martyrs che, come detto mi è piaciuto davvero molto. Quindi inserirli nelle uscite "normali" non lo sminuisce, sopratutto con un 7,5 :-) Forse ci poteva stare anche un 8 (spesso solo il tempo può decretare il valore di un disco (e personalmente non ho mai dato più di 8,5) ma teniamo presente che stiamo parlando di un genere che esiste praticamente da sempre, in cui i dischi ottimi per fortuna non mancano. Fa comunque piacere vedere che la proposta di questi ragazzi venga apprezzata, molti invece lo giudicano carino da 6/6,5 e niente più, se non addirittura inutile :-(

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