Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2013
Durata:42 min.
Etichetta:Soulseller Records

Tracklist

  1. BLACK POETRY
  2. SORGVINTER
  3. KNUST KRISTENDOM
  4. ET KALDT RIKE
  5. I TROLLRIKET
  6. VANDRING
  7. NÅR ET KRISTENT LIV ER FORTAPT
  8. HAT OG KULDE

Line up

  • Mjolne: drums
  • Gaut: guitars
  • Ty: guitars
  • Hate Rodvitnesson: vocals, keys
  • Herr Bukkefot: bass

Voto medio utenti

I veterani Mactatus, alfieri di un black metal melodico, incisivo e sinistro, tornano sul mercato grazie alla Soulseller Records che ripubblica il loro debut album "Blot" datato 1997.
Attualmente la band risulta sciolta, con nessuna pubblicazione inedita dal 2002, ma ciò non deve farvi passare inosservata questa riproposizione di gran livello.
Per comprendere il reale valore di "Blot" dobbiamo immergerci nei ricordi che vanno a perdersi in quel finire di anni '90, in cui la scena black metal di nuova generazione portava alla ribalta esponenti norvegesi di spicco come Dimmu Borgir, Gehenna, Satyricon, Ragnarok, Emperor e compagnia pittata, in cui dischi anche molto validi rischiavano di perdersi nella miriade di uscite dell'epoca. Se poi contiamo che la Embassy Production che pubblicò a suo tempo questo disco fece un sold out velocissimo di poche copie, ecco che abbiamo un motivo in più per (ri)ascoltare questo platter.

I Mactatus, fondati nel lontano 1989, giunsero a questo esordio discografico dopo due demo, proponendo un black metal ruvido, a tratti melodico, che aveva molti punti in comune col contemporaneo Stormblast dei più quotati colleghi norvegesi. Le canzoni hanno un'alternanza di parti lente e oppressive intervallate da sporadiche accelerazioni, cantato in tipico scream black con parecchio eco, qualche coro evocativo e tastiere in secondo piano che accompagnano i pezzi con accordi prolungati ed un flavour malinconico. Le chitarre invece alternano parti dissonanti con altre più melodiche ma ben dosate senza risultare stucchevoli, anzi aggiungono epicità e mestizia quando serve.
I primi quattro pezzi hanno stile simile tra loro ma sono ugualmente emozionanti, la quinta traccia invece è totalmente strumentale e al solo appannaggio delle tastiere che ci fa entrare nella seconda parte del disco in cui troviamo canzoni più elaborate e di maggior effetto, sempre comunque rimanendo all'interno del suono sopra descritto.
La produzione è azzeccata, con tutti gli strumenti ben amalgamati, suoni veri e vibranti lontani dalla tecnologia che di li a poco avrebbe contaminato anche questo ambiente.

Blot può forse sembrare datato ascoltandolo oggi, resta comunque una testimonianza importante di quegli anni dove c'era vero fermento, qualcosa da dire, e dove non si puntava sul riproporre soluzione usate ed abusate spinte da una produzione bombastica. Cosa che gli stessi Mactatus hanno poi fatto in seguito, cadendo nel dimenticatoio.
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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