Noein - Infection Erasure Replacement

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2013
Durata:45 min.
Etichetta:Klonosphere Records

Tracklist

  1. I-E-R
  2. LIARS' DREAM
  3. BORN TO RESIST
  4. INFECTION
  5. THE HAND
  6. HUMAN UPDATE
  7. ERASURE
  8. D-MOX
  9. DESTROYED BY FEAR
  10. WILL LIVE
  11. REPLACEMENT
  12. NICK OF TIME
  13. THE END

Line up

  • Jenni: vocals
  • Nico: guitars
  • Adrien: guitars
  • Cindy: bass
  • Sylvestre: drums & samples

Voto medio utenti

I Noein sono una band francese, provenienti dalla Normandia, e questo “Infection Erasure Replacement” è il loro primo, sorprendente, full-lenght.
Premettiamo che la band non inventa nulla ma sa riprendere stilemi diversi per rielaborarli in maniera più efficace che personale, ma comunque di spessore.
Nonostante si definiscano industrial death metal, sarebbe più opportuno parlare di cyber thrash metal, che ha in bands come Strapping Young Lad, Mnemic e Textures i numi tutelari. Tuttavia nel sound dei Noein è possibile rintracciare una componente core veramente marcata, sulla scia dei primi claustrofobici e pesantissimi Chimaira.
Altro elemento è una singer donna, tale Jenni che, memore della lezione di Otep Shimaya, mostra le palle, con un cantato assolutamente impressivo e vetriolico.
La band non regala musica facile/felice, ma ammanta i pezzi di una claustrofobica ed acida componente industriale, oscura, disturbante, che sin dall’iniziale “IER” accompagna tutto il disco.
Born To Resist” è un gran pezzo, con un tiro micidiale, e fa il paio con la devastante “Nick Of Time”.
Se melodia c’è non è “clean & plain” come nelle ultime cose dei Mnemic, ma è un’iniezione di fenolo in ritmiche pesantissime, compresse, sferzate da un riffing indomabile e tagliente come rasoio.
La bands, se si eccettuano gli intermezzi strumentali pegni di atmosfere futuristiche e moderniste, non dà requie all’ascoltatore. Pezzi come “The Hand” dipingono paesaggi post-apocalittici, con passaggi dal flavour progressivo sebbene rinchiusi in una struttura spiralica, che si avvolge su se stessa.
La conclusiva “The End”, tenendo fede al proprio nome, mette il suggello a un disco disperato, violento, potente, cazzuto.
Li aspettiamo con ansia nelle loro future evoluzioni, sperando che sappiano diluire la loro sconfinata rabbia in strutture più groovy e cadenzate.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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