A cinque anni dalla loro nascita e dopo aver dato alle stampe solo un demo (
“Nightwandering” ) i friulani
Veneror hanno la possibilità di esordire su lunga distanza grazie alla
New Era Productions. Non so e non mi spiego come la giovane etichetta olandese abbia deciso di offrire questa occasione al terzetto italiano, ma indubbiamente, nella terra dei tulipani devono avere le idee un po’ fumose…Innanzitutto il metro di paragone e il riferimento a
Necromass e
Mortuary Drape è quanto di più fuorviante possa esistere, almeno che non ci si riferisca ai due gruppi storici italiani solo a livello concettuale, altrimenti, musicalmente parlando, siamo veramente lontani. I nostri
Veneror, infatti, si rifanno soprattutto, ma non solo, alla scuola svedese black/death metal, quella che ha sempre avuto una grossa attenzione al connubio brutalità/melodia piuttosto che lasciarsi ammaliare dal nichilismo minimalista tanto in voga in Norvegia. I riferimenti potrebbero essere numerosi, potremmo infatti parlare di
Sacramentum, soprattutto per quanto riguarda il guitar riffing che possiamo apprezzare in
“De Arcana Reptilia” o
“The Wings Of The Daimon Sethos”, o potremmo intravvedere qualcosa più prossimo ai
Thy Primordial come in
“Conclaves Of Blest Carnality” . Di sicuro ai Veneror non manca una vera e propria venerazione (ovviamente) per il suono dei tempi che fu e, qua e la, con lo scorrere dei brani, emergono anche i primi grandissimi
Enthroned (
“Curse Of The Antisacral” ) mischiati a qualcosa dei
Desaster più black (
“Witchblood Arcane Sodality” ). Resta il fatto che
“Percussimus Foedus Cum Morte” è un album molto lineare, e con pochissime concessioni all’innovazione o alle sorprese, anche dal punto di vista concettuale, visto che “l’ave Satana” gridato in apertura della conclusiva
“Et Taurum Draco” , è molto più che un semplice grido disperato, è l’essenza nuda e cruda di una mentalità e di una predisposizione verso il nero e l’occulto che oggigiorno non trova più molti riscontri…Se è vero che tutto questo revival mi trova assolutamente ben disposto, è altrettanto vero che quanto proposto in questi sette brani più intro è stato detto e ridetto molto tempo prima da altri…Supportiamo la coerenza e la volontà di tenere vivo un certo tipo di sound e un’attitudine estrema ormai andata, ma è fin troppo facile e scontato di suggerire prima l’ascolto e l’adorazione dei mostri sacri del genere, poi con il tempo sarà il caso anche di dare una possibilità ai figliocci del Maligno…Per incalliti collezionisti e inguaribili nostalgici…
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