Ancora Polonia, ancora Death Metal. Secondo disco per i Vox Interium, trio dedito ad un death metal certamente non moderno e ricco di influenze thrashy e classic. I punti di riferimento sono le vecchie bands come Gorefest, di cui coverizzano l’ottima “Reality When You Die”, Benediction, Bolt Thrower, e comunque tutti quegli act che hanno vissuto il loro momento di gloria agli inizi degli anni ’90, prima di essere stritolate nella morsa tra brutal death americano e swedish death.
I nostri abbinano un buona tecnica di base ad un feeling grezzo e old school dall’indubbio fascino, riuscendo così a creare composizioni di spessore e ben bilanciate. Non mancano parti veloci ed altre più lente e cadenzate, nelle quali la proposta si fa pesante, anche grazie alla sgraziata ugola di Piotr Nowak.
Il trittico iniziale “Everything Gets Back”, “Very Strange Dream” e “Creators Of Rules” mostra le qualità della band quali personalità e bravura. Le sorprese vere però vengono dalle due strumentali “Loneliness” e “Into The Heart”, nei quali la band mette in mostra le proprie radici più classic, grazie all’abbondante uso della melodia e ai velocissimi e intricati assoli. La prima è una sorta di ballad veramente espressiva e struggente, dal flavour melodico tipicamente ottantiano e atmosfere minimali, quasi spaziali. La seconda invece è una song molto strutturata, sempre ricca di melodia, ma che mette in mostra una tecnica strumentale veramente buona, soprattutto negli assoli dove lo stesso Piotr Nowak sale in cattedra. Veramente lodevole.
Un disco che oserei definire atipico per quello che la Polonia ci ha propinato negli ultimi tempi, ma non per questo meno valido.
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