Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2013
Durata:33 min.
Etichetta:Sleaszy Rider Records

Tracklist

  1. LOCKDOWN
  2. PIECES OF SHIT
  3. AS I BURN
  4. DEAD NATION
  5. NO RETURN
  6. RETRIBUTION IN GORE
  7. BLOODLESS
  8. JUDAS
  9. SICK
  10. LAB RATS TO ERADICATE

Line up

  • Mike lead: guitar
  • Kyryakoo: bass
  • Bill: vocals
  • Alex: drums

Voto medio utenti

In Utero Cannibalism, ovvero i luoghi comuni del death metal, meglio se con inclinazioni gore… Innanzitutto bisogna avere un monicker raccapricciante, e cosa c’è di peggio se non di quello strano fenomeno di cannibalismo fetale che si riscontra negli squali in cui gli embrioni, già ben conformati nel ventre materno, si nutrono gli uni a spese degli altri? Per fortuna non ci sono testimonianze di questo fenomeno negli umani, ma mai dire mai…Per quanto riguarda il versante lyrics è fin troppo facile raccontare storie di sventramenti, massacri o serial killer…il tutto condito con una base sonora che non deve mai, e dico mai, discostarsi più di tanto dalle lezioni impartite dai maestri del genere…Ecco gli In Utero Cannibalism sono dei fieri portabandiera di tutto ciò e capite bene che la recensione potrebbe anche finire qui, se non fosse che per dovere professionale, mi sento di aggiungere che nonostante tutto ciò, la band greca riesce comunque a far segnare qualche punto a proprio favore, grazie ad una buona conoscenza della materia e ad un’esperienza che li ha portati, volenti o nolenti, a sfornare il loro terzo album. Prendete l’opener ]“Lockdown” , che posta subito in partenza alza oltremodo l’asticella delle aspettative, poi immancabilmente non mantenute nel corso dell’album. Da segnalare anche “Judas” con un bel death metal tirato al limite del grind o la conclusiva “Lab Rats To Eradicate”. Certo che se i pezzi fossero stati tutti su questi livelli avremmo sicuramente parlato in un altro modo di “Sick”, purtroppo però se si escludono le songs citate e la terremotate “Dead Nation” , rovinata però da un solo caotico che rompe l’ “armonia” del pezzo”, il resto dei brani sono troppo canonici e ripetitivi, poco o per nulla coinvolgenti e in finale senza alcuna personalità. Esempio lampante di tutto ciò sono “No Return” e “Retribution In Gore” dove riffs, ritmiche e voce ricordano in maniera pesantissima i Deicide di “Once Upon The Cross”. Se sapete e volete accontentarvi avete una mezzoretta di scapocciamenti facili, se poi volete dar retta ad un navigato amante di efferatezza estreme, allora mettete su gli originali, così se per sbaglio avete perso qualcosa in passato potrete sempre approfondire e colmare le lacune, altrimenti sarà come rivedere per la milionesima volta il film del cuore, conoscete tutte le battute a memoria, ma le sensazioni che vi suscita sono comunque uniche.

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