Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:62 min.
Etichetta:Pure Prog Records

Tracklist

  1. LIGHTS
  2. AELEGIA
  3. ISLANDS OF MADNESS
  4. TRUTH LIES
  5. WONDERFUL MAGICIAN
  6. BEYOND A LIFETIME
  7. TIDES OF MY SOUL
  8. CHIAROSCURO
  9. KING (OF THE RAIN OF TOMORROW)
  10. PAIN AFTER PAIN
  11. WE MARCH, WE FAIL
  12. OBLIVION

Line up

  • Vittorio Ballerio: vocals
  • Gianluca A. Corona: guitars
  • Fabio Troiani: guitars
  • Sigfrido Percich: drums
  • Maurizio Lietti: bass

Voto medio utenti

A volte valutare accuratamente una questione cui si tiene particolarmente, esaminarla a lungo sotto ogni aspetto con “distacco”, senza lasciarsi travolgere dall’emotività, è molto proficuo.
Beh, non vi dirò, per onestà “intellettuale”, che mi ci sono voluti otto mesi circa per vagliare adeguatamente questo nuovo lavoro degli Adramelch (il ritardo è essenzialmente dovuto ad una serie di problemi logistici, che non è il caso di affrontare in questa sede …), ma allo stesso tempo è corretto sottolineare la necessità di dedicare parecchio tempo all’ascolto di “Lights from oblivion” per comprenderne fino in fondo le scintillanti peculiarità.
Da “vecchio” fan del gruppo milanese, avvezzo al suo straordinario temperamento, ero abbastanza “preparato” ad un’ulteriore evoluzione artistica e tuttavia non nascondo che al primo “contatto”, questo terzo capitolo della discografia degli Adramelch, pur affascinandomi, aveva destato in me pure qualche piccola perplessità.
La voce di Ballerio era sempre un concentrato di carisma e tecnica, le composizioni erano volubili e intense, eppure questo incremento contemporaneo della componente progressiva e della porzione hard-rock (e non sembri un ossimoro …) nel suono non riusciva a sobillare del tutto quell’entusiasmo irrefrenabile che invece aveva invaso i miei sensi quando sottoposti al glorioso passato della band.
In realtà, già ai tempi di “Irae melanox” la fase “d’innamoramento” era stata graduale e ben lontana dal concetto di “coup de foudre” e sebbene fossi convinto di aver ormai stabilito un solido legame con i nostri, avendone imparato a conoscere la tipica emancipazione creativa, trovarmi a rivivere un’analoga “crescita affettiva” è stato tanto sorprendente quanto avvincente.
Insomma, c’è voluto un po’ per veder diradare le vaporose foschie del dubbio, sconfitte dalla radiosa illuminazione dell’esaltazione, e quando è successo l’effetto è stato ancora più prepotente e totalizzante dal punto di vista emotivo.
A tutti quelli (pochi, spero …) che ancora non possedessero “Lights from oblivion”, perché magari dissuasi all’investimento economico da un ascolto fugace e poco approfondito (in un panorama musicale ricchissimo di offerta …), va, dunque, il mio consiglio di sviscerare meglio questi scintillanti solchi digitali, scoprendo così la titanica forza espressiva che si “nasconde” tra i loro meandri.
Qualche indicazione dalla track-list … “Lights”, “Beyond a lifetime”, “Pain after pain” e l’epica “We march, we fail” sono tipici esempi di brani che germogliano rigogliosi con la cura e l’attenzione, “Aelegia”, “Islands of madness” e "Tides of my soul” (special guest Alex Mereu degli Holy Martyr) appassionano con una tensione emotiva degna dei migliori Queensryche e dei Fates Warning dei nineties (il che non significa tentare di emularli …), “Truth lies” evoca altresì scorie d’ispirazione Zeppelin-iana (immerse in un contesto prog-metal), mentre nella deliziosa “Wonderful magician” le medesime suggestioni s’imbevono di squarci liquidi di nobile marca Pink Floyd.
E ancora … “Chiaroscuro” è uno strumentale intrigante e disinvolto, “King (of the rain of tomorrow) ” svela fascinosi barocchismi affini a Kansas e Jethro Tull e “Oblivion” chiude l’albo in forma di outro con il pathos tangibile di una conturbante linea melodica dagli accenti mediorientali, su cui si stagliano i vocalizzi del sempre mirabile Vittorio Ballerio.
La tedesca Pure Prog Records (divisione specialistica della Pure Steel) ha creduto in loro, consentendo agli Adramelch di ingrossare le fila dei musicisti italiani “d’esportazione” (non so se essere più contento, per un riconoscimento internazionale largamente meritato, o più deluso, per una discografia tricolore incapace di tutelare e sponsorizzare adeguatamente le sue eccellenze …) … ora tocca a voi superare il diffuso senso contemporaneo del “tutto & subito” e concedere un pochino del vostro prezioso “tempo di qualità” a questo disco … ne sarete ripagati in maniera ampia e gratificante.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 15 gen 2013 alle 13:05

Che disco e che ritorno per questa band!! senz'altro tra gli highlights del 2012 appena terminato. Voto per me compreso tra 8,5 e 9

Inserito il 11 gen 2013 alle 14:45

Bah, ascoltato metà disco. Il voto mi pare esagerato sinceramente. Capisco l'"importanza" storica del nome, ma il disco in questione non mi sembra nulla di imprescindibile. Alcune cose suonano discretamente ingenue e in giro si trova decisamente di meglio...

Inserito il 06 gen 2013 alle 11:21

il disco è arrivato tardissimo (a fine anno in pratica) ed anzi i disguidi tecnici con la pure steel non sono ancora terminati.. Ci spiace ma per i miracoli non siamo ancora attrezzati ;)

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