Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:32 min.
Etichetta:Resist Records

Tracklist

  1. INTRO
  2. CONFUSED/HOPELESS
  3. I CREATED THIS HORROR
  4. PIECE BY PIECE
  5. ASTHMA ATTACK
  6. GIMME A.D.D
  7. NEARLY 30
  8. DIE TO LIVE
  9. THE TRUE SHINE THROUGH
  10. HEARTLESS
  11. THE LONG WAY HOME

Line up

  • MICHAEL CRAFTER - LEAD VOCALS
  • DAN BROWN - GUITAR, CLEAN VOCALS
  • ADAM HARRIS - GUITAR
  • TIM ANDERSON - BASS
  • SHANE O'BRIEN - DRUMS, PERCUSSION

Voto medio utenti

Questo disco è uscito precisamente un anno fa, a Settembre 2011.

"E come mai esce solamente adesso la recensione?" (anzi, non lo direte poichè praticamente a nessuno dei nostri lettori piace il metalcore, ma fatemi tranquillamente proseguire questo teatrino dell'assurdo)

Non ho la benchè minima idea del perchè la Resist Records ci abbia inviato "The Long Way Home" solamente adesso, tanto più che non si capisce se la band sia ancora viva o meno, ma ormai siamo qui e ci godiamo questo secondo album degli australiani Confession, una delle tante realtà macinasoldi del carrozzone metalcore che, lo ricordiamo, al momento è praticamente l'unica corrente che vende un sacco e per questo fioriscono gruppi di questo tipo da ogni parte del mondo: Oceania, Stati Uniti ed Inghilterra maggiormente.

Qualche nome? Attack Attack!, August Burns Red, Parkway Drive, We Came As Romans, Bring Me the Horizon ed altri mille mila, chi più orientato sull'impatto con maggioranza di vocals death metal, chi più sull'elettronica e chi più sulla paraculaggine delle clean vocals e dei chorus super ruffiani.

I Confession sono un gruppetto di ragazzi cresciuti (male) nel 2000 che, tanto per dirvi come sono ridotti male, licenziano il loro cantante (nonchè leader) all'improvviso via social network, non considerando che il tipo è il titolare ed admin dell'account Facebook: cancella tutti gli altri membri, e ribaltando la situazione annuncia a tutti i fans che lui è ancora dentro, che presto cercherà altri compagni e che gli altri quattro stronzi sono fuori.

Ditemi voi che razza di gente, che fa pure un pacco di soldi!!!!, c'è al mondo. Beh nonostante questo dobbamo dire che tra tutti gli acts attualmente in circolazione i Confession sono tra i migliori: non capiamo come i Parkway Drive, che probabilmente son quelli che vendono di più, possano essere apprezzati col loro metalcore privo di qualsivoglia elemento catchy, gli Attack Attack! si sono suicidati dopo un primo disco meraviglioso e non ne azzeccano più una, gli Asking Alexandria fanno un disco ogni 700 anni, i Bullet for My Valentine hanno un po' perso il treno, gli Atreyu per carità di Dio... Ne risulta che dopo i Bury Tomorrow, molto molto più melodici, e gli statunitensi Miss May I ci sia la (ex?) band di Michael Crafter, dotato di un'ugola davvero portentosa ed autore di brani molto feroci, che sono solamente venati di melodia, e che quindi non rientrano nel classicissimo nonchè un po' banale clicheè "strofa incazzosa -> chorus smielato", ma il tutto risulta assai più amalgamato e sfumato, con composizioni effettivamente molto mature nonostante le "niubbate" accennate ad inizio recensione.

Considerate che la produzione è perfetta dato che è ad opera di Fredrik Nordström (sì, proprio lui, i soldi comprano tutto) nei Fredman Studios e che anche tutto il resto funziona a perfezione, anche la durata che si attesta sulla mezzoretta scarsa, perfetto per un disco metalcore.

Non ci sono cedimenti, il disco fila liscio come l'olio ed infatti in questo anno ha avuto un successo davvero di larghissima eco: in attesa di notizie in merito allo stand-by della band e di altri litigi bannaggi ripicche minacce (ehi, sembra il nostro forum!) c'è da dire che "The Long Way Home" è uno dei migliori album metalcore in senso stretto usciti da quando questo genere è stato canonizzato in maniera netta, più o meno 6 o 7 anni.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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