Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:39 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. PANASONIC YOUTH
  2. SUNSHINE THE WEREWOLF
  3. HIGHWAY ROBBERY
  4. VAN DAMSEL
  5. PHONE HOME
  6. WE ARE THE STORM
  7. CRUTCH FIELD TONGS
  8. SETTING FIRE TO SLEEPING GIANTS
  9. BABY'S FIRST COFFIN
  10. UNRETROFIED
  11. THE PERFECT DESIGN

Line up

  • Greg Puciato: vocals
  • Ben Weinman: guitars
  • Brian Benoit: guitars
  • Liam Wilson: bass
  • Chris Pennie: drums

Voto medio utenti

Il ritorno dei Dillinger Escape Plan sorprenderà molte persone. La differenza tra il loro capolavoro “Calculating Infinity” e questo “Miss Machine” è esattamente l’ep “Irony Is A Dead Scene”, registrato con Mike Patton alla voce. Senza tanti, troppi, giri di parole c’è da dire che il nuovo disco è per certi versi meno complesso e cerebrale del precedente, questo non significa che non sia suonato divinamente o che ad esempio la band abbia messo da parte la propria cervelloticità, ma si nota il gusto per composizioni più immediate e d’impatto, con un notevole uso della melodia, la quale a tratti si fa molto oscura, e una propensione per certi schemi del crossover da classifica che prima era sconosciuta alla band. Di sicuro il merito di ciò va all’incontro con Mike Patton il quale, pur lasciando per l’occasione il posto al bravissimo singer Greg Puciato, ha di sicuro lasciato un segno indelebile nel sound della band. Ora la musica dei nostri è calda, più umana oserei dire, laddove nel precedente disco a volte lasciava una sensazione di freddezza e di asetticità.
Il sound è sempre sfaccettato e imprevedibile, attingendo ad una svariata serie di schemi che è quasi impossibile descrivere, laddove solo ogni tanto è possibile cogliere alcune sfumature più accentuate nell’omogeneo magma sonoro, e allora l’iniziale “Panasonic Youth” apre con i classici patterns del math-core, ma per via dello stile vocale di Greg Puciato sembra di essere nel bel mezzo di un pezzo tratto da “Chaosphere” dei Meshuggah, opportunamente de-claustrofobizzato, oppure “Phone Home”, la quale rappresenta una novità assoluta e vede la band cimentarsi alle prese con l’elettronica di derivazione Nine Inch Nails.
Il giudizio complessivo sul disco è estremamente positivo, anche se è difficile quantificare per via della poliedricità e della versatilità del sound che quasi mai offre punti di riferimento. Ciò che è certo è che la band è in gran spolvero e Greg Puciato è proprio un gran cantante, ciò aiuta certamente le composizioni che, secondo il mio modesto parere, sono in fase di evoluzione. È sempre difficile discernere la vera evoluzione dalla trovata d’effetto, ma in questo caso i cambiamenti si notano proprio a livello generale. Penso proprio che il sound dei Dillinger Escape Plan si stia evolvendo verso qualcosa di ancora più eccitante e mostruoso, di cui questo “Miss Machine” rappresenta una validissima tappa intermedia. Prossima tappa l’infinito.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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