Copertina SV

Info

Anno di uscita:2012
Durata:73 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. GOODBYE TO EVERYTHING
  2. ASTRAL BODY
  3. LAY YOUR GHOSTS TO REST
  4. AUTUMN
  5. EXTREMOPHILE ELITE
  6. PARALLAX
  7. THE BLACK BOX
  8. TELOS
  9. BLOOM
  10. MELTING CITY
  11. SILENT FLIGHT PARLIAMENT
  12. GOODBYE TO EVERYTHING REPRISE

Line up

  • Dan Briggs: bass, backing vocals
  • Blake Richardson: drums
  • Tommy Giles Rogers: lead vocals, keyboards
  • Paul Waggoner: lead guitar, backing vocals
  • Dustie Waring: rhythm guitar

Voto medio utenti

Recensire un disco dei Between The Buried And Me è impresa ardua, non tanto per la complessità intrinseca della musica, le cui componenti, ad un attento ascolto, sono palesi e poco hanno bisogno di esplicazione, quanto per il giudizio che poi bisogna dare a cotanto caleidoscopio musicale. A riguardo credo sia opportuno fare due recensioni, da due prospettive diverse, una ‘positiva’ e una ‘negativa’, e poi infine trarre le debite conclusioni.

Between The Buried And Me, the fan(atic) review:
In 73 minuti di musica la band del North Carolina si fa carico di prendere la Musica, sezionarla, eviscerarla, rimestarla, giocando con tutti i generi possibili e immaginabili tra il grindcore e il jazz, passando il folk, il rock’n’roll, momenti emocore, con l’uso di strumenti improbabili quali lo xilophono, il banjo, il mandolino, il sitar, creando composizioni lunghe, dove non c’è una costante se non l’insana follia dei 5 americani, guidati solo dalla loro incredibile perizia e bravura tecnica, con soluzioni che farebbero impallidire le cose più geniali di Devin Townsend. Un disco che quasi riscrive le regole della Musica, abbattendo generi e confini, tra sfuriate iconoclaste, momenti intimisti, space rock e psichedelia, tempi dispari martoriati, scale e contro scale di chitarra, riff stoppati, e potrei dire ancora tutto e il contrario di tutto. E non dimentichiamo l’aspetto lirico basato su un concept che vede due uomini distanti milioni di anni luce, accomunati dal fatto di vivere in isolamento. Uno di questi, in fuga dalla propria vita, l’altro che lascia il proprio moribondo pianeta nella speranza di creare la vita altrove, piantando anime. Infine si scoprirà che sono la stessa persona, e porteranno alla distruzione totale di ogni forma di vita. Eh sì, che la razza umana è proprio una specie distruttiva!

Between The Buried And Me, the angry review(er):
Il confine tra la genialità creativa e l’immondizia sonora è netto, sebbene nel mezzo sia possibile trovare infinite sfumature. I Between The Buried And Me si sono messi in testa, per il sol fatto di essere dei bravi (ottimi) musicisti, di essere forse dei novelli Mozart (sostituitelo con uno qualsiasi dei musicisti che per voi rappresentano il top di sempre, foss’anche Leone di Lernia) e per questo toccati dalla grazia di un genio sconfinato quanto sregolato. Neanche fossero i Dream Theater dell’extreme metal (mi scuso per i Between The Buried And Me per la grave offesa), con i quali condividono la sconfinata stima nel proprio ego e una certa prolissità/pallosità/freddezza di fondo (i Dream Theater sono più freddi, più pallosi e anche più prolissi). E allora questo (presunto) genio giustificherebbe il fatto di creare musica senza confini e senza regole. Peccato che la musica invece delle regole le abbia, minime, ma imprescindibili, e si chiamano coerenza stilistica, avere le idee chiare su che direzione debba prendere la propria musica, senza dimenticare la scintilla che fa di un disco un capolavoro, e cioè il feeling. Questo disco è un mero esercizio, manieristico, di spropositata ostentazione del proprio ego, dall’abominevole durata di 73 minuti, che, nel tentativo di mostrare quanto siano fighi con gli strumenti in mano, perde di vista tutto il resto, in primis il feeling. Canzoni che scorrono veloci, in un’alternanza mostruosa di generi, momenti, patterns stilistici spuri, ma che alla fine non trasmettono nulla. Senza contare un concept che sta in piedi con la sputazza, che cita Ziggy Stardust e il recente “Prometheus”, ma assolutamente oltre la portata della band. Giustamente hanno tentato di dare una veste lirica adeguata alla loro grande capacità strumetale. Ma essere eccellenti musicisti non fa di voi eccellenti compositori. Andate a fare in culo e la prossima volta che vi viene in mente di fare un disco così mettetevi in circolo, sbottonate la lampo, tirate giù pantaloni e mutande, e fatevi una bella sega!

Traete da voi le vostre conclusioni, per un disco che potrebbe avere tutti i voti possibili compresi tra -infinito e +infinito. Per quel che mi riguarda mi ha preso male, molto male.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 12 ott 2012 alle 13:16

Sono d'accordo con entrambe le parti, ma già dopo l'ascolto di poche tracce prevaleva nettamente la seconda! Freddi, freddi, freddi, ed era una cosa che già avevo fatto notare sul primo Parallax! Bravissimi per carità, ma a mio parere noiosi!

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