Copertina 7

Info

Anno di uscita:2012
Durata:38 min.
Etichetta:Agonia Records

Tracklist

  1. CONJURE THE LEGIONS
  2. MASTERS OF DECEIT
  3. SATANIC UPRISE
  4. THRASH THEM ALL
  5. COLD SCYTHE
  6. SANCTIFY THE MORBID
  7. ANTICHRIST
  8. STAND UP
  9. ROBE AND CROWN

Line up

  • Simon: vocals, guitars
  • Harry: bass, vocals
  • Perra: drums

Voto medio utenti

A tre anni dal precedente “Nihilistic vision” tornano sul mercato discografico i Die Hard. Continua così il mio viaggio nel lato oscuro e nero del thrash metal. Dopo il devastante “Blood for the master” dei Goatwhore e il deludente “Galloping blasphemy” dei Satan’s Wrath, questo “Conjure the legions” va a piazzarsi esattamente nel mezzo… Non siamo ai livelli degli americani, ma, fortunatamente, neanche a quelli dei greci. Si fa ascoltare “Conjure the legions”, e riporta in auge quel periodo d’oro degli anni ottanta in cui, in maniera molto poco distinta, si mischiava il rock ‘n’ roll grezzo dei Motorhead, l’irruenza cieca e spontanea dei Venom, il thrash rozzo di Sodom, Possessed e Destruction, e si sporcava il tutto con il nero pessimista e occulto dei Celtic Frost. Nulla di nuovo, quindi, all’orizzonte, ma solo tanta violenza e tanta attitudine. Il discorso resta sempre lo stesso, questo è un album per una certa frangia di ascoltatori. Se non amate queste sonorità è inutile proprio che lo ascoltiate. Se invece siete sostenitori del metal di una volta, troverete di che saziarvi. Riffing volutamente vintage e retrò e veloci tupa-tupa si sposano bene con una produzione più al passo coi tempi, e segnano un deciso passo avanti rispetto all’album di esordio. “Conjure the legions” è sicuramente più maturo e ci consegna una band che ha ben in mente il proprio cammino e, ovviamente, se ne frega delle critiche di immobilismo stilistico che, facilmente, possono essergli rivolte. Thrash ‘n’ roll bastardo e viscerale, con sferzate death e incursioni black, per un minestrone dal retrogusto davvero saporito… Inutile segnalare un brano che più di altri possa rappresentare l’album, sono tutti sullo stesso, buon, livello… Se proprio vogliamo, forse “Thrash them all” può essere considerata una sorta di dichiarazione di intenti da parte dei nostri, così come “Antichrist” e “Satanic uprise”, insieme al look tutto borchie e cuoio, possono far intendere quali siano le coordinate dei testi e attitudinali della band. Insomma, inutile girarci intorno, “Conjure the legions” è il classico disco che vi farà headbangare per una mezz’oretta e vi catapulterà indietro di trent’anni… E per me va bene così… Sicuramente non stiamo parlando di un album epocale, ma rispetto alla media di dischi di thrash revival che ogni giorno invadono il mercato, i Die Hard hanno certamente una marcia in più…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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