Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:39 min.
Etichetta:Zeitgeister Music

Tracklist

  1. WILLOW
  2. SHIFTER
  3. RAIN KEEPS FALLING DOWN
  4. CLASH
  5. SLEEP SUMMER STORM
  6. BEHIND YOU
  7. A SIMPLE MAN
  8. HOOD

Line up

  • Florian Toyka: Drums, Bass (track 5)
  • Christian Kolf: Guitars, Bass, Vocals, Synthesizer

Voto medio utenti

Tornano sulle scene, dopo 2 anni e mezzo e un cambio di etichetta, i tedeschi Woburn House, duo formato dal batterista Florian Toyka e dal multistrumentista e cantante Christian Kolf, dediti fin dalla loro nascita ad un prog metal atmosferico, dalle vaghe tinte sludge.

E il cambio di etichetta ha portato alla realizzazione di questo "Sleep Summer Storm", disco stilisticamente più "canonico" rispetto ai precedenti, in particolare nella struttura stessa dell'album. Se prima avevamo dischi con 4- canzoni da svariate decine di minuti e titoli wertmulleriani, quali "Message to Ourselves Outside the Dreaming Machine" e ""Monstrous Manoeuvres in the Mushroom Maze, ora troviamo un disco dal titolo "normale" e dalle canzoni di durata canonica.
Non lasciamoci però distrarre da questo cambiamento a livello di packaging: la musica dei Woburn House è rimasta la stessa, atmosferica e malinconica, grazie alla voce profonda e carismatica di Christian che ben si adatta alle varie tracce del disco, siano esse di stampo più "rock", come le iniziali "Willow" e soprattutto la successiva "Shifter", sia quando è un altro tipo di atmosfera a farla da padrona, più oscura, epica e al limite del doom, come nella centrale "Clash".
Tutte le canzoni comunque riescono a raggiungere un livello di intensità invidiabile, senza lasciare un attimo di stanca all'ascoltatore e legandolo lentamente a doppio filo con la struttura stessa dei brani, fino a raggiungere il culmine con la conclusiva "Hood", quasi un saluto in punta di mano.

Un album altamente evocativo insomma, dalle tinte oscure ma decisamente emozionali, che ci regala un gruppo ormai nel pieno della propria maturità artistica. Da avere, o quantomeno da ascoltare, proprio in questi giorni in cui l'estate citata nel titolo lascia spazio al cupo e silenzioso autunno..

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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