Genius - Episode 2: In Search Of The Little Prince

Copertina 9

Info

Anno di uscita:2004
Durata:79 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. HE WILL DIE
  2. PLAYING IN THEIR DREAMS
  3. HE WON'T ESCAPE
  4. VALLEY
  5. BEWARE
  6. MY DEAR SON
  7. WHAT HE HAS TO SAY
  8. ALL MY FAULT
  9. TO BE FREE
  10. FIGHT AGAIN
  11. FAR AWAY FROM HERE

Line up

  • Daniele Liverani: guitars, bass, keyboards
  • Dario Ciccioni: drums

Voto medio utenti

Il secondo capitolo del concept "Genius" è la conferma di un talento musicale e compositivo purtroppo ancora sottovalutato che, oltre a portare avanti il discorso musicale con il suo gruppo "ufficiale" Empty Tremor, trova anche modo di guadagnarsi stima da parte di un sempre più consistente numero di artisti di livello internazionale Così, come nel precedente episodio, Liverani qui si occupa ancora di tutte le parti strumentali, aiutato da Dario Ciccioni alla batteria (già con lui in "Khymera"), mentre Oliver Hartmann (nuovo singer Empty Tremor) si prende cura di tutti i cori e Philip Bynoe (Steve Vai, Ring of Fire) è il narratore tra un brano e l'altro. Dopo un breve intro di narrazione, si parte alla grande ("He will die") con un Russel Allen (Symphony X) al massimo della sua forma e potenza vocale in un brano dal ritmo forsennato, molto in stile Symphonyx e classic power, con tanto di parti corali da brivido (intervengono anche Daniel Gildenlow e Mark Boals) e passaggi strumentali, ma è la voce di sir Allen che la fa da padrone (e già da questo brano si sente che gli special guest hanno preso la chiamata di Liverani dannatamente sul serio come impegno), "Playing in their dreams" (il singer è Edu Falaschi degli Angra) è una rock ballad melodica ed atmosferica, che parte in tono leggiadro e si sviluppa molto bene. In "He won't escape" c'è il ritorno in gran stile di Russel Allen, anche questo è un brano che farà la gioia dei fans dei Symphony X (e non solo), ritmica sostenutissima e cori che ci fanno ricordare certi momenti di "Divine wings of tragedy", power, prog e neoclassic metal uniti insieme ed un passaggio strumentale di Liverani a livelli della coppia Romeo-Pinella, per "Valley" arriva anche Jeff Martin (Racer X) a dare il suo contributo ad un brano in puro stile Mr Big, il ritmo torna a farsi più hard con "Beware", è la volta di Roberto Tiranti, ancora un pezzo trascinante di puro hard rock con un refrain che "acchiappa molto" ("beware of the stranger"), ormai è quasi inutile segnalare il gran lavoro fatto alle parti corali e strumentali (il finale a più voci è stupendo), Mr "Big" Eric Martin dà in "My dear son" prova del suo immenso talento vocale in un brano lento ed atmosferico, un'interpretazione molto "sentita" e passionale con intervento corale quasi in stile gospel nel finale. "What he has to say" (cantata da Tiranti-Boals-Johnny Gioeli) ha un ritmo incalzante, accattivante, potente e corale (ricorda un po' "Don't stop me" da "The alien inside" degli Empty Tremor), "All my fault" ha una partenza strumentale in puro stile prog metal, un mix tra Dream Theater e gli Shadow Gallery di "Tiranny", il cantato di Tiranti è potente e drammatico,il ritmo poi si alleggerisce ed interviene alla grande Daniel Gildenlow (c'è forse bisogno di dire chi è?), quindi Gioeli (Axel Rudi pell, Hardline) in un cantato sommesso che esplode in potenza corale pura ed energica (ma la parte che si fa Gildenlow è così emozionale che non ha bisogno di commento). "To be free" (Liv Kristine dei Theatre of Tragedy) è una ballad con magiche, incantevoli e suadenti parti vocali che si anima nella seconda parte grazie ad un grande assolo di chitarra di Liverani, "Fight again" vede il ritorno di Mark Boals in una veloce power-melodic song condita di parti vocali e ritmiche in stile Rising Force, Stratovarius, Helloween, Symphony X, ma ora arriva l'apoteosi: un intro strumentale di tastiere e chitarre prepara degnamente l'ingresso vocale di Daniel Gildenlow, e qui non posso che inchinarmi di fronte a ciò che sento, se già in "Genius 1" in "I'm afraid" aveva dato il massimo di sé, qui si supera alla grande con tutta una serie di cambi di tonalità e aperture melodiche, urla e quanto di meglio il suo repertorio vocale possa partorire (il refrain è di quelli che non ti escono più dalla testa), il brano ha poi diversi cambi di tempo (è forse il pezzo più personale come stile e progressivo dell'intero cd) e si arriva ad un finale corale (Gioeli, Boals, Tiranti) ancora da urlo. Ancora una parte narrata da Bynoe conclude il tutto con "to be continue". Che altro dire? in questo disco c'è davvero di tutto per soddisfare chiunque, degli ospiti più che illustri che danno il meglio di loro, devo anche consigliarvi l'acquisto?
Recensione a cura di Carlo Viano

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