Non ne ho mai perso di vista il percorso musicale, almeno come fan del gruppo, tuttavia l'ultima volta che ho recensito un album degli
Elvenking risale oramai a parecchio tempo fa, in occasione di "The Winter Wake".
Ne son passati di anni, e non poche cose sono cambiate in casa Elvenking, sia a livello di formazione sia sul piano prettamente musicale, tuttavia il tutto è avvenuto (per lo meno è quello che si è avvertito dall'esterno) in maniera indolore e naturale, senza mai stravolgere l'identità del gruppo.
Se nel precedente "Red Silent Tide" (che resta una delle migliori uscite del 2010) si erano fatti prendere la mano da delle invitanti tentazioni melodiche, con "Era" gli Elvenking recuperano le proprie pulsazioni folk, con l'ospite Maurizio Cardullo (dei Folkstone) a dare una grossa mano in questo.
Altro special guest, tanto gradito quanto immediatamente riconoscibile, è Jon Oliva che lascia il proprio marchio prima sulla stupenda (anche nell'unire Savatage, Skyclad, Edguy e... Bon Jovi in un unico pezzo) "I Am the Monster" e poi in occasione della decisamente più delicata "Forget-me-not", dove l'ex Savatage e Damnagoras condividono il microfono anche con la cantante finlandese Netta Dahlberg, davvero brava ed alla quale viene ritagliato un ruolo di primo piano pure su "A Song for the People", brano melodico, breve e dalla marcate tinte folk.
Tanta melodia anche dall'acustica "The Time of Your Life", mentre "We, Animals" e la più
robusta "Walking Dead" sono i brani che maggiormente rimandano a quelle soluzioni che avevano prevalso sul precedente disco. E' comunque un peccato che dal passato gli Elvenking non recuperino nemmeno qualche strofa
bella aggressiva e qualche sfumatura Death... anche perchè continuo a ritenere "The Regality Dance" una delle loro migliori canzoni di sempre.
Chissà, magari lo faranno con il prossimo album... per ora godiamoci il presente: l'
Era degli Elvenking.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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