Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2004
Durata:38 min.
Etichetta:Anticulture

Tracklist

  1. WHAT YOU ARE
  2. LOVELESS
  3. BELOW WITHIN
  4. OBSCURE DEVOTION
  5. SATURATE IN SADNESS
  6. SICK INSIDE
  7. BLIND FROM TRUTH
  8. INCINERATION
  9. TWISTED
  10. REBORN

Line up

  • Neil Hudson: vocals
  • Lee Mason: guitars
  • Noel Davis: guitars
  • Carl Davis: bass
  • Wayne Minney: drums

Voto medio utenti

Gli albionici Gutworm, qui alla prima prova sulla lunga distanza dopo il minicd “Torn From Me” del 2001, potrebbero essere definiti come una via di mezzo tra metal estremo e hardcore, per via della loro solida miscela di death, thrash e grindcore. Se volessi fare un paragone vi direi i Nasum che recuperano le loro radici hardcore, rallentano un pochetto e si mettono a suonare death metal. Mettendo da parte i paragoni, la cosa che più colpisce di questo disco è la sua violenza, l’acredine che scaturisce dalle dieci tracce in programma, l’intensità da un lato sfibrante e dall’altra parossistica. Queste caratteristiche sono in parte dovute alle ferocia con cui la band suona, ma buona parte sono dovute al songwriting, vario, ben congegnato, sempre pronto a sottolineare i momenti più veloci e allo stesso tempo quelli più lenti e cadenzati. Il resto lo fa un singer con due palle così, il quale eccelle sia nello screamin’ grind sia nel brutale growling. I pezzi si susseguono furiosamente e si imprimono nella carne come le schegge di una bomba a frammentazione, con dissonanze e vibrazioni deleterie per i timpani. Il trittico iniziale composto da “What You Are”, “Loveless” e “Below Within” è una fulminea lezione di dolore e menomale che sul finire della quarta traccia, “Obscure Devotion”, troviamo un arpeggio e delle melodie emo che allentano un po’ la tensione, la quale, badate bene, subito riattacca con il pezzo successivo, in un assalto che, anche quando la band propone parti più lente e stranianti, fa male al cervello e porta allo sfinimento prima mentale e poi fisico.
I Gutworm fondono al meglio le caratteristiche del metal e dell’hardcore, riuscendo a dosarle nel giusto mix all’interno di ogni singola song. Un notevole aiuto alla carica devastante di questo “Ruin The Memory” è dato dalla produzione di Greg Chandler, potente e pulita.
Quando il lettore cd vi avrà passato l’ultimo secondo di questo disco, dopo regnerà solo il silenzio e vi verrà voglia di goderlo, vi verrà voglia di stare cinque minuti senza sentire nemmeno il vostro respiro, rilassandovi e abbandonandovi sulla sedia. Ma poi si ricomincia, vero?
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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