Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2004
Durata:40 min.
Etichetta:Aftermath

Tracklist

  1. THE FUNERAL PROCESSION
  2. RITUAL HATE CONSTRUCT
  3. REVERE THE LABYRINTH
  4. GLORIES OF THE NIGHTSKY
  5. ODE TO ANTIQUITY
  6. ARBORESCENCE
  7. ACQUISITION OF THE STARS
  8. REAPER OF DARK AGES
  9. THE HALLS OF PERDITION

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

L'Australia è una nazione che mi ha regalato finora davvero poco metal di qualità, se si escludono i seppur mediocri Destroyer666. Sinceramente a questo punto dagli Astriaal mi aspettavo davvero poco, ma come capita di solito in queste situazioni la sorpresa ha spazzato via i dubbi e le incertezze facendomi capire quanto erano infondate le mie perplessità. Chiaramente, visto il voto finale, non ci troviamo davanti ad un capolavoro... ma visto il periodo di "vacche magre" per il black metal, anche questa proposta non troppo originale ed innovativa può strappare qualche consenso. Gli Astriaal possono contare su una buona produzione che esalta le ottime capacità di songwriting dei musicisti nel comporre nove canzoni complesse ma mai disunite, e abbastanza varie da catturare l'attenzione dell'ascoltatore durante tutti e quaranta i minuti di durata. L'apice della sorpresa si è consumato - almeno per me - durante la quarta traccia "Glories Of The Nightsky" in cui partiture particolarmente epiche e maestose mi hanno riportato alla mente i grandissimi Taake. Le melodie create dalla band australiana non sono mai particolarmente legate nè al cosiddetto old style nè alla matrice moderna, preferendo spaziare dai classici bicordi norvegesi a riffoni più thrash con assoluta disinvoltura. "Acquisition Of The Stars", nonostante sia una semplice strumentale, potrebbe facilmente essere identificata come l'highlight dell'album, grazie alla tristissima chitarra che si intreccia con un basso pulsante in sottofondo, come magistralmente sapevano fare gli Anathema, regalandoci sensazioni ricche di malinconia. Il disco alla fine scorra via liscio, senza impantanarsi in nessun pezzo privo di senso... ma, nonostante tutto, mentirei se dicessi di trovarci al cospetto di un autentico capolavoro. "Renascent Misanthopy" è un buon biglietto da visita per il black metal australiano che si affaccia in Europa... sperando che un pò di originalità in più possa riuscire a stupire chi il black metal lo ha visto nascere e crescere per più di un decennio.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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