Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2012
Durata:51 min.
Etichetta:My Graveyard Productions

Tracklist

  1. THE SIEGE
  2. TENTACLES
  3. THE EVE OF THE END
  4. THE STONES OF URUK
  5. MOTHER WISDOM, FATHER WAR
  6. ICEBERG
  7. ONCE WE WERE TITANS
  8. THE FIELDS OF YORE
  9. BY THE GATES OF OBLIVION
  10. BARBARIAN PRIDE

Line up

  • Luca Meloni: vocals
  • Francesco Lupi: guitars, keyboards, additional vocals
  • Riccardo Tonoli: guitars
  • Luca Paderno: bass
  • Daniele Valseriati: drums and percussion

Voto medio utenti

In attività da poco più di tre lustri, i Tragodia hanno messo in cascina un paio di demo e due full length, l'ultimo dei quali l'ottimo "Theomachy", oggetto di questa recensione.

Non si tratta di una discografia sostanziosa, ma dal primo demo "Dramas in Splendent Realms" ad oggi, questa formazione bresciana ha dovuto fronteggiare trasformazioni impegnative ed evidenti, tuttavia quella che ora ci ritroviamo di fronte è una realtà di grande interesse per la scena Metal nazionale, in grado di riscuotere consensi anche all'estero.
"Theomachy" è, infatti, un album importante, sia per la produzione sia per il valore delle singole canzoni, che ci viene proposto in un curato e sontuoso digipack formato A5, per un Metal sound che sa essere moderno e poliedrico, con incursioni nel Progressive, nel Gothic (maggiormente invadente nei loro passati lavori), ma anche nel Thrash ed Heavy più evoluti.

Impossibile individuare quelle che potrebbero essere delle bands di riferimento, più facile affermare che, per quanto la proposta dei Tragodia abbia ora acquisito una propria identità, si possono comunque cogliere echi di Paradise Lost, Nevermore, Symphorce, Sentenced o Evergrey.

L'animo e le pulsazioni thrashy dell'opener "The Siege", il guitarwork efficace di "Tentacles" e di "The Eve of the End", dove alla voce troviamo anche l'ospite Philip Dennis Schunke dei Van Canto, sono il miglior biglietto da visita per questo album, che non mostra alcun cedimento nemmeno nelle canzoni successive. Anzi, probabilmente i brani meglio riusciti si trovano proprio a metà strada: l'inquieta "Iceberg", dalla ritmica in grande spolvero e con un riuscito feeling darkeggiante, e la cangiante "Once We Were Titans", graziata da azzeccate soluzioni vocali e dagli assoli di Francesco Lupi e Riccardo Tonoli.

La presenza pressoché costante di un quartetto d'archi che arricchisce la maggior parte dei pezzi, e performance individuali da paura (rivedrei solamente i passaggi vocali più aggressivi), sopratutto quelle del batterista Daniele Valseriati e del cantante Luca Meloni, il lavoro alla regia di Daniele Mandelli ed il successivo passaggio tra le mani di Mika Jussila ai Finnvox Studios, sono gli altri aspetti vincenti di "Theomachy".
Un lavoro da ascoltare con particolare attenzione, dato che ad ogni successivo passaggio se ne possono cogliere di nuovi.

Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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