Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:48 min.
Etichetta:Copro
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. PAPER PLANETS
  2. THROWING PENNIES
  3. WAY OUT
  4. TIRED
  5. FACEPAINT
  6. FALLING
  7. MEANTIME
  8. CLOSURE
  9. KNUCKLES
  10. NAMING THE MONSTER
  11. NOTES FROM A SUNDAY MORNING
  12. CAPITAL
  13. MYRON
  14. ROOM 5

Line up

  • Paul Mendoza: vocals
  • Mike Merino: guitars, vocals
  • Thom Tucker: keyboards
  • Eric Wong: bass
  • Brian Palkowsky: drums

Voto medio utenti

Dopo due album usciti per la Mascot Records, intitolati rispettivamente "Thin line emotions" (1999) e "Makeshift grey" (2001), i californiani Unjust tornano con un lavoro nuovo di zecca, pubblicato in Europa dalla Copro Records. Non c'è che dire, questo "Glow" ha le carte in regola per piacere, ma lo vedo molto più indicato per un pubblico alternative/rockettaro che non per i metal freaks, ai quali un disco del genere potrà forse sembrare un tantino leggero... Eh sì perché il quintetto di San Francisco si colloca idealmente a metà strada tra Incubus e Nickelback, proponendo un suono grintoso e dinamico che però concede anche molto alla melodia e alle atmosfere più delicate. Le quattordici tracce incluse nel cd possono infatti essere descritte come un concentrato di ruvidità e di pacatezza, due componenti che in questo caso hanno entrambe un ruolo molto importante e che, pur essendo una l'opposto dell'altra, riescono a fondersi e a dare origine a musica dall'indubbio fascino. Direi che anche la produzione di Mark Keaton (Machine Head) si è rivelata particolarmente adatta al tipo di materiale proposto dagli Unjust, difatti tutti gli elementi da cui esso trae origine sono in equilibrio tra loro e in linea generale il sound è pieno e corposo, oltre che ricco di contrasti e sfumature. Non è facile identificare gli episodi migliori di "Glow" perché esso si fa apprezzare nella sua totalità, ma di sicuro la dolcezza di brani come "Facepaint" e "Closure" e l'intensità di "Notes from a sunday morning" e "Throwing pennies" non possono lasciare indifferente l'ascoltatore, anche se probabilmente il brano più rappresentativo in assoluto è l'ammiccante "Way out", una canzone molto "radiofonica" con la quale il gruppo spera forse di poter raggiungere un pubblico molto più vasto di quello che li ha seguiti fino ad oggi. Un disco di buon livello tutto sommato, che potrà incontrare il favore di chi ama quelle band che compongono musica dal forte impatto emozionale.
Recensione a cura di Angela 'Grendel' Benemei

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