Copertina 8

Info

Anno di uscita:2012
Durata:49 min.
Etichetta:logic(il)logic Records
Distribuzione:Andromeda Dischi

Tracklist

  1. HI-TECH LOVE
  2. WHITE WALL
  3. SEX N' ROLL
  4. PORTRAIT
  5. SO FAR FROM THIS DAY
  6. JESUS ON MY BACK
  7. SAINTS ARE GONE
  8. THE SILICON AGE
  9. HIDDEN TRUTH
  10. MY PAIN
  11. FROM HIGH

Line up

  • Fabio ‘Fabian’ Dessi: vocals
  • Fausto ‘Faust’ Giovannini: bass
  • Andrea ‘Loose’ Lusenti: guitars
  • Gianvittorio ‘Jean’ Vandelli: drums

Voto medio utenti

A beneficio di quei musicofili che tendono a catalogare i gruppi “emergenti” come la “risposta a” qualcuno di maggiormente famoso, magari sottolineando al contempo la particolarità dell’origine geografica degli epigoni, potremo tranquillamente identificare i modenesi Golden Sextion come una credibile reazione italiana allo strapotere del continente nord-americano in fatto di “hard rock moderno”, così ben rappresentato da Alter Bridge, Nickleback, Black Stone Cherry e Shinedown.
Al di là di queste iperboli, che lasciano un po’ il tempo che trovano, “The silicon age” si propone davvero con tutte le “carte in regola” per appassionare gli estimatori di quel misto (post) grunge, hard “classico”, metal e alternative che tanto successo riscuote nelle classifiche di mezzo mondo, e lo fa senza ostentare evidenti limiti di sorta, fosse anche solo un pizzico di “soggezione” nei confronti dei succitati colossi.
E’ piuttosto raro trovare tanta determinazione, forza comunicativa e disinvoltura in un gruppo tutto sommato “giovane” e per di più nato in un paese in debito di credibilità rock-istica (vuole essere una piccola provocazione eh …), e se a queste doti addizioniamo mezzi tecnici irreprensibili e un notevole talento compositivo, appare chiaro immediatamente quanto siano imponenti le possibilità d’affermazione artistica di questo formidabile quartetto nostrano.
Trascinate da un cantante straordinario (proprio come accade agli Alter Bridge, tra l’altro), assolutamente attrezzato sia per estensione e sia per dotazioni interpretative (si tratta di Fabio ‘Fabian’ Dessi, che i più attenti ricorderanno per il lavoro negli Arthemis) all’improba competizione, le strutture armoniche della band emiliana scandagliano tutta la gamma delle gradazioni espressive tipiche del genere, senza per questo apparire eccessivamente subordinate e incorporando nell’impasto alcune sagge contribuzioni elettroniche, in grado di rendere ancora più “attuale” e spietato un muro sonico di enorme impatto sensoriale, a cui contribuisce una resa sonora esplosiva e un background che aggiunge anche Metallica, Soundgarden, BLS, Down e fugaci bagliori di Stabbing Westward alle suggestioni uditive.
S’inizia con l’irruzione devastante di “Hi-tech love”, ma addirittura meglio fanno “White wall”, degna di mettere in difficoltà l’aristocrazia radiofonica di settore (con un Andrea ‘Loose’ Lusenti, novello Tremonti … per proseguire nell’enfatica comparazione iniziale …), “Sex n' roll”, dal groove terremotante e “Portrait” che unisce potenza e vibrante indole melodica, con chitarre e voci ancora una volta esemplari.
Con “So far from this day” i toni si alleggeriscono e anche in questa particolare situazione i Golden Sextion dimostrano competenza e vocazione, in un pezzo grondante di suggestione emotiva, ma se preferite stimolazioni sensoriali maggiormente fisiche, niente paura perché “Jesus on my back” riprende il piacevole “martellamento” (qui le vocals, a tratti, hanno inflessioni veramente Kroeger-iane) assieme alla leggermente meno efficace “Saints are gone”, pulsante di synthetic-funky e di ardori alla Four Horsemen, eppure incapace di impressionare fino in fondo.
La title-track e “From high”rappresentano un’ulteriore sfumatura del gruppo: falda elettronica, tocco vagamente gotico e un’innata capacità nel rendere, pure in questo contesto, le canzoni coinvolgenti e appassionanti, ostentando una duttilità e una coscienza di sé per certi versi sorprendenti oltre che, ovviamente, molto vantaggiose e produttive.
“Hidden truth” è un altro pezzo da incorniciare per tensione (con appena un refolo degli HIM nell’indole emotiva …) e incisività, e buone vibrazioni, infine, le riserva “My pain”, ardente e granitico complemento ad un disco di grande valore.
Ora la sfida più ardua è farsi notare negli ambienti “giusti”, per conquistare una “visibilità internazionale” pienamente dovuta e meritata, sperando che l’intelligenza (non solo musicale … il potere della religione e dell’economia, riflessioni sulla “virtualità” dei sentimenti e sull’eutanasia, affrontata attraverso il doloroso calvario di Eluana Englaro, sono alcuni dei temi trattati nei testi …) non finisca per essere un limite, in questa nostra Era del Silicio così artificiosa, ipocrita e superficiale e ciononostante ancora in grado di generare scintillanti creature pe(n)santi come i Golden Sextion.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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