Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2004
Durata:39 min.
Etichetta:Rage of Achilles
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. INTRO
  2. A SHRED OF ME I CANNOT REACH
  3. NEWBORN WORLD AS WE KNOW IT
  4. INTO MAYHEM
  5. A BLEEDING PATH
  6. DREAMING WITH THE DEAD
  7. HUMAN BREED

Line up

  • Alex Duke: vocals
  • Lazar: guitars, bass
  • Yanarrdakh: drums

Voto medio utenti

Ascoltare un album come "Human Breed" dei russi Der Gerwelt è un pò come guardare uno qualsiasi dei thriller usciti negli ultimi cinque anni: una volta individuato il colpevole sulla base degli indizi raccolti nelle precedenti pellicole del genere, tutto quello che rimane allo spettatore è vedere come il regista riuscirà a portare a termine la storia e godere di eventuali colpi di scena. "Human Breed" è un disco che abbiamo già sentito un sacco di volte, ma grazie all'abile conduzione dei tre musicisti si riesce ad arrivare tranquillamente fino alla fine dell'ascolto senza subire troppo l'effetto di deja-vu che troppo spesso si fanno ripetitivi fino alla nausea. La musica contenuta in questo dischetto non è altro che black metal molto melodico ed atmosferico, intervallato da partiture heavy più o meno marcate. Alcuni riff mi hanno ricordato molto il "De Mysteriis DOM Sathanas" dei Mayhem: non sempre giocati sulle tipiche dissonanze norvegesi, ma piuttosto volti alla ricerca di una forma ritmica più consistente e sostanziosa. Chiaro che i classici bicordi compaiono ancora, intervallati anche da brevi lead della chitarra solista, ma in generale il lavoro della sei corde è decisamente degno di nota. In particolare devo constatare che tutte le atmosfere sono create tramite l'utilizzo di strumenti "tradizionali": chitarra, basso, batteria, e la sofferta voce di Alex. Niente tastierine da colonna sonora o effetti elettronici, almeno in questo caso... il ché fa guadagnare ai Der Gerwelt qualche punticino. Un'altro aspetto da notare è appunto la prestazione vocale di Alex Duke, a metà tra lo screaming e il growling, che non risulta mai banale e anzi, in più di un punto, si rivela decisiva come strumento aggiunto. Il gruppo russo non ha quindi inventato niente, ma grazie ad una semplificazione generale di questo tipo di black metal è riuscito secondo me a portare una buona ventata di freschezza, che in questo momento di assoluta mancanza di idee è da prendere a braccia aperte come la manna dal cielo.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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