Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2004
Durata:16 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. RIBBONS
  2. BURNING AWAY
  3. WITH GUILT AS A FRIEND
  4. BONES AND ASHES
  5. HYBRID MOMENTS (MISFITS COVER)

Line up

  • Jeff Shirilla: vocals
  • Alan Seibert: guitars
  • Aaron Dallison: guitars
  • Ed Stephens: bass
  • Jameson Walters: drums

Voto medio utenti

Arriva sul finire dell'ormai scorso anno il nuovo demo per gli Abdullah, formazione di Cleveland, Ohio, che fin dal proprio omonimo full lenght d'esordio nel 2000 ha destato le più grandi attenzioni da parte del sottoscritto fino a consacrarsi definitivamente come una delle migliori heavy rock band in circolazione con il successivo ottimo Graveyard Poetry (2002). Registrato nel corso del maggio scorso e autoprodotto dalla band stessa, il presente demo di 4 tracce (più una cover dei Misfits in chiusura) si pone a spezzare l'attesa per l'uscita del prossimo lavoro previsto per il corso di questo anno. Il materiale qui raccolto si presenta all'altezza di tutte le migliori aspettative riguardo la band capitanata dal sempre più ispirato Jeff Shirilla, il quale, abbandonati oramai i lidi doom metal dei primi demo e del debutto, ha aperto la propria mente verso un universo musicale ben più ampio e meno riduttivo, capace di abbracciare un numero sempre maggiore di influenze. Come già dimostrato nell'ultimo studio album, e come la band stessa tiene a sottolineare definendosi "high energy death rock", dalla NWOBHM al garage rock di fine anni '70, gli Abdullah si presentano ogni volta sotto una veste differente, sempre in grado di stupire e di entusiasmare, mostrando la propria ferma intenzione a non accasarsi presso soluzioni ripetitive e schematiche. A partire da "Ribbons", il classico sound degli Abdullah, quello melodico e al tempo stesso aggressivo, quello che pone in risalto tutto lo splendore della voce del carismatico Jeff, quello che mi ha fatto innamorare di un disco come Graveyard Poetry, emerge in tutta la sua magnificenza, tanto che un brano del genere non avrebbe sfigurato per niente sul disco di cui sopra. Così la successiva "Burning Away", altro highlights per la band statunitense, dove in primo piano a fianco del cantato si pone la chitarra di Alan Seibert, inseparabile compagno di Shirilla in questa avventura chiamata Abdullah. Tempi sostenuti e ritmiche accese, con quel solito sprazzo di NWOBHM che intelligentemente gli Abdullah hanno saputo rispolverare e adattare alle sonorità più moderne ottenendo un risultato a dir poco entusiasmante. Il registro cambia leggermente con la successiva e più consistente "With Guilt As A Friend", a partire dall'approccio più cadenzato e l'incedere a tratti doom, con non pochi rimandi a un sound più moderno verso il quale gli Abdullah non hanno paura ad avvicinarsi. Ai limiti del punk/hardcore invece la conclusiva "Bones And Ashes", sulla stessa scia di una "They, The Tyrants" di Graveyard Poetry, nella quale la band osa qualcosa in più spingendosi verso territori più estremi, in primis nel cantato graffiante e quasi growl di Jeff, ma sempre abbinandosi agli standard degli Abdullah, in questo episodio quelli doom, nella seconda parte di questa traccia. In sole 4 canzoni appare evidente come questa giovane e promettente band abbia in serbo ancora tante sorprese per l'immediato futuro dal quale è lecito aspettarsi ora un nuovo album che possa non solo confermare quanto di buono fatto in passato ma portare a sempre nuovi traguardi.
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda

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