Copertina 6

Info

Anno di uscita:2004
Durata:60 min.
Etichetta:AOR Heaven

Tracklist

  1. ALL FIGURED OUT
  2. WE STILL BELONG
  3. ONE LIFE
  4. S.O.S.
  5. SHADOW FROM MY HEART
  6. HERE COMES THE HEARTACHE
  7. FROM NOW ON
  8. HUNTER
  9. STAY THE NIGHT
  10. PAYBACK TIME
  11. WILD ROSE
  12. INTERNAL AFFAIRS BONUS TRACK
  13. IN YOUR HAND BONUS TRACK

Line up

  • Magnus Olsson: instruments and programming, lead and backing vocals
  • Hans Dimberg: lead and backing vocals
  • Pierre Glans: guitars, lead and backing vocals

Voto medio utenti

Il trio svedese Blind Alley nasce dalle ceneri di Fortune e Shadow Play, due gruppi che avevano riscosso un discreto successo in terra di Svezia agli inizi degli anni '90. Nel 2001 esce su mp3.com il loro debut "On The Way" cui fa seguito nel gennaio di quest'anno "Infinity Ends", questa volta per la AOR Heaven. Ricalcando (o quanto meno tentando di ricalcare) le orme di formazioni storiche come i Toto, tutti i componenti dei Blind Alley si cimentano con i lead vocals e con i cori, e fanno di vocals e melodia le fondamenta su cui poggiare il loro song-writing. Bisogna riconoscere al trio svedese una certa abilità nel produrre canzoni sempre diverse una dall'altra e apprezzare il fatto che abbiano deciso di includere ben 13 pezzi nell'album, ma di originale qui c'è ben poco.
Il sound è di chiara ispirazione anni 80, tipicamente AOR ma anche molto, troppo, pop. Alcuni pezzi, primo tra tutti "One Life", conquisterebbero qualunque fan dei Backstreet Boys ed altri, "We Still Belong" ad esempio, starebbero benissimo in un disco di Richard Marx. Non c'è dubbio che i Blind Alley sappiano cantare e suonare e che non sia da tutti portare avanti un progetto con tre soli elementi, ma se chitarra e tastiera sono ben bilanciate, si sente parecchio la mancanza di un buon batterista e il programming non riesce a sopperire appieno. Il risultato è una lampante mancanza di ritmo e di incisività e tutto l'album perde di carattere. I due pezzi migliori sono "All Figured Out" e "Shadow From My Heart" proprio per le sonorità west-coast e i ritornelli orecchiabili; d'altra parte canzoni come "S.O.S.", "From Now On" e "Hunter" sono perfetti esempi di ingenuità compositiva che, se negli anni '80 poteva risultare piacevole, oggi stona decisamente. Con "Payback Time" si tenta un approccio più heavy con tanto di assolo di chitarra più veloce del solito, tentativo purtroppo non del tutto convincente. "Wild Rose" è l'episodio più degno di nota grazie soprattutto all'intro di tastiera, reo però di una somiglianza troppo marcata con alcuni pezzi di Gary Moore. Le due bonus, "Internal Affairs" che vede Pierre Glans alla voce e "In Your Hand" sono di respiro più progressivo, tastiere e cambi di tempo (nulla di eclatante comunque) ne sono i protagonisti, in un certo senso risollevano le sorti dell'album.
Se i Blind Alley non si fossero persi dietro un tentativo di perfezione formale e avessero unito ad abilità tecnica e song-writing prolifico una certa dose di spontaneità avrebbero pubblicato un lavoro certamente più incisivo e all'altezza del loro impegno.
Speriamo nel prossimo album.
Recensione a cura di Elena Mascaro

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