Copertina 7

Info

Anno di uscita:2011
Durata:22 min.
Etichetta:Sixty Miles Music

Tracklist

  1. POLITE CONVERSATIONS
  2. DANCE
  3. CHANCES
  4. UNDER MY SKIN
  5. A PLACE

Line up

  • Sandro Casali: vocals
  • Fulvio Carlini: guitars
  • Davide Bosio: bass
  • Luca Caserini: drums

Voto medio utenti

Freschi di formazione (2011) e pure abbastanza “freschi” nell’approccio musicale, questa potrebbe essere una descrizione adatta per sintetizzare l’essenza dei Sixty Miles Ahead, giovane formazione meneghina all’esordio con l’Ep “Blank state”.
Il loro stile espressivo si rivolge all’hard rock “moderno” di Nickleback, Alter Bridge, Puddle Of Mudd e Black Stone Cherry, evidenziando altresì nell’impasto sia il groove dei BLS e sia il retaggio di un certo hair metal ottantiano (G’ n’ R’, Skid Row, Motley Crue, soprattutto nelle sezioni melodiche, ricordando, per esempio, qualcosa dei Velvet Revolver o un gruppo come gli Hinder), ma evita le manifestazioni più fastidiosamente emulative dei suoi modelli, per abbracciare un suono piuttosto potente e sicuro, corposo e ben bilanciato fra immediatezza e spunti maggiormente strutturati.
A ben sentire, forse anche per la presenza della voce essenzialmente “pulita” di Sandro Casali, un’altra band che si “materializza” durante l’ascolto del disco sono gli ultimi (e i penultimi, quelli di “Start from the dark”) Europe, con un Fulvio Carlini capace di fornire una credibile “interrogazione” sulle prerogative chitarristiche sviluppate nella “maturità” da un grande dello strumento come John Norum.
Tornando a Casali (dalle caratteristiche timbriche piuttosto diverse da quelle del favoloso Tempest … visto il succitato paragone è bene sottolinearlo!), piace il tentativo di non allinearsi agli stereotipi canori del settore, ma francamente ritengo che qualcosa debba ancora essere fatto nel campo dell’interpretazione, la cui efficacia emotiva si esplicita talvolta in maniera solo parziale.
Le cinque “canzoni” del programma sono tutte degne di tale definizione, intesa nella sua accezione più “nobile”: trascinanti e possenti (“Polite conversations”, “Under my skin”), addirittura vagamente perverse (“Dance”), sanno anche addolcirsi con una certa dovizia (“A place”) e comunque conservano un gusto melodico che le rende globalmente assai godibili e istantanee, raggiungendo l’apice nell’eccellente “Chances”, che con i suoi vibranti effluvi Zeppelin-iani si palesa come un riuscito crocevia tra il “vecchio” e il “nuovo” dell’hard-rock.
I ventidue minuti del dischetto scorrono, così, assai velocemente e piacevolmente … senza “rivoluzionare” e tuttavia senza mai “annoiare”, lasciando intravedere talento, personalità e margini di miglioramento … per ora i Sixty Miles Ahead sono ottimi “followers”, ma la “stoffa” per trasformarli in futuri “leaders” non manca … ad maiora!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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