Dovete sapere, cari lettori, che esiste un filo che mi lega indissolubilmente alla Bulgaria. Non si tratta di traffico di materiale umano o radioattivo, è un legame più etereo, ma non starò a tediarvi con la storia della mia vita, vi basti sapere che sono profondamente legato alla terra bulgara, arrivando a considerarla un po' la mia seconda patria. In particolare la città di Plovdiv, celebre come la "Firenze dell'Est".

Dopo questa personale premessa, arriviamo a "Learning to Fly" dei Krossfire. Perchè? Beh, perchè i Krossfire arrivano proprio da Plovdiv, cosa che mai mi sarei aspettato da una band metal! E il caso ha voluto che fossi proprio io a cogliere l'occasione di recensirli e di valutare con estremo piacere e curiosità i miei fratelli bulgari.
E l'onore diventa ancor maggiore quando ascoltando il disco mi rendo conto che è davvero di buona fattura sotto ogni punto di vista, presentando una maturità artistica non indifferente, soprattutto per una band al debutto discografico.
Scopro così che la storia dei Krossfire è da far risalire al 2001, quindi ben 10 anni di carriera gravano sulle spalle dei 5 bulgari, anche se "Learning to Fly" è a tutti gli effetti il loro primo lavoro sulla lunga distanza, auto-prodotto lo scorso anno e ripresentato oggi dalla Pure Steel Records, con tanto di rinfrescata (e bellissima) copertina.
Dando una veloce scorsa ai titoli delle canzoni, è un nome quello che salta alla mente per primo: Stratovarius. E' infatti impossibile che un fan dei finnici non noti nella tracklist dell'album titoli quali "Visions", "Touch of Destiny" e "Learning to Fly". Ma i Krossfire assomigliano ben poco alla band di Tolkki, assestando le loro coordinate musicali più su un power di matrice prog, alla Symphony X, con richiami fortissimi ai primi Dragonland.
In particolare la voce di Dimo Petkov non è la tipica voce cristallina da power metal, non sfida le leggi della fisica con acuti da capogiro ma si assesta su tonalità medio-alte, risultando comunque piacevolmente godibile, anche se non esente da difetti, finendo per essere l'unico vero punto debole della band bulgara.
Cosa che non si può dire invece del chitarrista Georgi Kushev, che coi suoi assoli al fulmicotone riempie alla grande canzoni di ottima fattura quali "Touch of Destiny" e la title-track "Learning to Fly", che assieme alla ballad conclusiva "The One" risultano le migliori canzoni del lotto. In particolare quest'ultima, arricchita da un'ottima voce femminile, ricorda a tratti gli austriaci Serenity e chiude degnamente un album che farà sicuramente la felicità degli amanti del power/prog sinfonico.
Già, sinfonico, perchè le tastiere di Boshnakov svolgono un ruolo fondamentale nelle sonorità dei Krossfire, aiutando i pezzi ad aprirsi in passaggi ariosi e sinfonici, appunto, pur producendo troppo spesso suoni un po' troppo "finti", colpa forse di un mixaggio non esente da sbavature.

In conclusione però abbiamo a che fare con un disco decisamente di ottimo livello, che permette di valutare in maniera molto positiva a livello internazionale anche una piccola realtà musicale come quella bulgara. E chissà che proprio i Krossfire non possano essere gli apripista per nuovi combo provenienti dall'Est.

Quoth the Raven, Nevermore..