Copertina 7

Info

Anno di uscita:2011
Durata:53 min.
Etichetta:Avenue of Allies
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. TIME
  2. CLOSE YOUR EYES
  3. WHO’S FOOLIN’ WHO
  4. I WILL WAIT
  5. WAIT AND SEE
  6. NO MORE MISTAKES
  7. YOU
  8. SET ME FREE
  9. STEEL OR STONE
  10. NOT IN PARADISE (FEAT. DOOGIE WHITE)
  11. STEEL OR STONE (ACOUSTIC VERSION – EUROPEAN BONUS TRACK)

Line up

  • Carsten ‘Lizard’ Schulz: vocals
  • De Grigo: guitar
  • Marcos Peres: guitar
  • Rick A: bass
  • Allan Juliano: drums
  • Doogie White: vocals on “Not In Paradise”
  • Alessandro Del Vecchio: keyboards
  • Paul Logue: bass on “Wait And See”
  • Luiz Sacoman: guitar solo on “Steel Or Stone”
  • Nat Lou: vocals on “Steel Or Stone” (acoustic version)

Voto medio utenti

I Paradise Inc. sono brasiliani e, con il loro esordio discografico intitolato “Time”, propongono un hard melodico di buona fattura, seppur né particolarmente originale, né straordinariamente vitale.
In estrema sintesi (giacché mi accusano spesso di essere un po’ troppo prolisso …) potrebbe essere questa l’anamnesi di questo dischetto licenziato dalla sempre attiva Avenue of Allies, ma visto che i compendi eccessivamente stringati mal si addicono a qualunque prodotto artistico (… e che effettivamente la “loquacità grafologica” è un mio piccolo difetto, nel rispetto, almeno spero, di un’analisi esaustiva e minuziosa), cerchiamo di approfondire meglio la questione.
Innanzi tutto la band è, in realtà, una sorta di “multinazionale”, figlia della globalizzazione: nucleo principale carioca, cantante tedesco (Carsten “Lizard” Schulz), team produttivo internazionale (mixing e co-produzione curata dallo scozzese Paul Logue e mastering amministrato dalla competenza alemanna / statunitense di Dennis Ward) e l’apporto di un tastierista italiano (la “gloria nazionale” Alessandro Del Vecchio) nonché di un altro fiero scottish (il veterano della fonazione modulata Doogie White) in veste di graditi ospiti.
In secondo luogo, la mancanza di creatività e d’intraprendenza espressive, pur abbastanza evidenti, risultano, oltre che pressoché congenite nel genere, sempre confinate entro i limiti “dell’accettabilità” quando sottoposte all’insindacabile giudizio dell’apparato cardio-uditivo, tutto sommato discretamente compiaciuto dai cinquantatré minuti di durata dell’opera.
Lo stile dei Paradise Inc. è sufficientemente eterogeneo, contempla sia la grinta del (class) metal e sia la vaporosità del rock adulto, mostrando complessivamente parecchie affinità con la versione mitteleuropea del settore (Frontline, Jaded Heart, Bonfire, Pink Cream 69 e gli stessi Evidence One del lucertoloso vocalist, appaiono come plausibili modelli comparativi), e se talune cadute di tensione e qualche ingenuità compositiva sono innegabili, ci pensano i numerosi guizzi di prosperità sensoriale a riaccendere l’attenzione e ad allontanare lo spettro della mediocrità più deludente.
La misura e la disarmante sobrietà della title-track, dell’intensa “I will wait”, della suggestiva ”No more mistakes”, tanto rigorose quanto ammalianti, l’escursione vagamente Whitesnake-iana “Close your eyes” e poi ancora la rocciosa "Wait and see” e la mordace "Not in paradise” (in cui il “vecchio” marpione White offre un buon saggio delle sue qualità, mettendo pure un po’ in difficoltà il titolare Schulz, piuttosto bravo ma non sempre assolutamente impeccabile), consentono al gruppo di puntare verso i cieli più tersi della stratosfera melodica, non raggiungendo ancora il Paradiso (del resto lo ammettono loro stessi, proprio nella decima traccia del programma … vabbè) e tuttavia lasciando intravedere una certa classe e un’adeguata vocazione, gli additivi propulsivi necessari per poterlo raggiungere quanto prima.
Promettenti …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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