Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:59 min.
Etichetta:Frontiers Records
Distribuzione:Frontiers Records

Tracklist

  1. MACHINE GUN
  2. COWARD
  3. PURGE
  4. UTTER DESCENSION
  5. BOW TO THE EGO
  6. MISTAKEN
  7. SCREAM IT
  8. JUSTIFIABLE CASUALTY
  9. PATH OF LEAST RESISTANCE
  10. INTO THE DISSONANCE
  11. SLOW IT DOWN
  12. LOVE IS AN ILLUSION (BONUS TRACK)

Line up

  • Amanda Somerville: vocals
  • Sascha Paeth: guitars, bass, keyboards
  • Sander Gommans:guitars
  • Michael "Miro" Rodenberg: keyboards
  • Olaf Reitmeier: acoustic guitars
  • Robert Hunecke: drums
  • Jorn Lande: vocals on "Scream It"
  • Mat Sinner: bass on "Love Is An Illusion"

Voto medio utenti

Finita una mano, tutte le carte vengono raccolte, mischiate, tagliate e distribuite di nuovo...

Ecco così che su "Alloy" ritroviamo molti musicisti che abbiamo incrociato su altri progetti come Avantasia o Aina o che si sono scambiati partecipazioni sui rispettivi lavori.
Ed ora, il fulcro attorno al quale ruotano i Trillium è la cantante statunitense Amanda Somerville, che ha già più volte dato prova della propria bravura.

E lo fa anche in questa occasione.

Una gran voce, versatile, elegante, che è in grado di cancellare già nei primi minuti di "Machine Gun" tutti quei tristi presagi che erano affiorati al pensiero dell'ennesimo studio project.

Rispetto al tutto sommato recente album, registrato in coppia con Michael Kiske, "Alloy" si rivela decisamente meno orientato a sonorità Hard Rock ed AOR, anche se hanno alcuni attori in comune, come Sander Gommans (ex After Forever) ed il ben più noto Mat Sinner (Sinner, Primal Fear...).
Tuttavia prima di passare a citare i vari musicisti che vi hanno preso parte, credo sia il caso di provare ad inquadrare musicalmente questo "Alloy, e direi che Evanescence, After Foverer e Within Temptation, possano rappresentare alcuni dei punti di riferimento, anche se vanno presi con le molle, dato che qui si flirta molto di più con sonorità pop rock, catchy e dal discreto appeal commerciale.
Certo che dopo il primo buon impatto, qualche brano che scorre via anonimo lo incontriamo pure (vedasi, ad esempio, "Purge" o "Justifiable Casualty"), ma ne troviamo anche altri che hanno verve e personalità, su tutti "Bow to the Ego" e "Mistaken" o caratterizzati da un apprezzabile appeal intimista, come nella delicata ballad "Slow It Down" o nelle tinte gothic di "Coward".

Se la mano di Sascha Paeth sembra farsi sentire meno del solito, non ci si può certo sbagliare nel riconoscere su "Scream It" quella che è la voce di Jorn Lande, a duettare con Amanda sull'episodio più Hard & Heavy dell'album.
E già che siamo tornati a riportare alcuni degli ospiti, prima di chiudere possiamo ancora approfondire questo aspetto. Oltre a Paeth scopriamo, infatti, un secondo ex Heavens Gate, il batterista Robert Hunecke, ed un altro lotto di musicisti scafati a collaborazioni di questo genere, quali Miro Rodenberg, Olaf Reitmeier, Simon Oberender.

Bel disco, ma non vi cambierà la vita... sia che lo acquistiate sia che lo ignoriate.
Comunque, fossi in voi, almeno un ascolto glielo darei.

Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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