Repsel - The Double Mask of Human Kind

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2011
Durata:49 min.
Etichetta:Nomadism Records

Tracklist

  1. FAIRIES OF DREAM
  2. PLEASE DON’T THROW THE DICE
  3. NO HOPE
  4. GUANTANAMO BAY
  5. THE 6TH OF AUGUST 1945
  6. THE CONSTANT FEAR OF LOSING YOU
  7. FRONTIER
  8. THE SILENCE OF ANGELS
  9. THE DOUBT
  10. WAR MACHINES

Line up

  • Marta Iacoponi: vocals, violin
  • Giorgio Napoleone: guitars
  • Lorenzo Cantarini: guitars
  • Emilio Zucchetti: bass
  • Paolo Dossi: drums

Voto medio utenti

Se guardo al precedente lavoro dei Repsel, "Darkness & Confusion", non posso che constatare di trovarmi di fronte ad una formazione fortemente rinnovata.
Infatti, alla prima fatica sulla lunga distanza, "The Double Mask of Human Kind", spostano il baricentro della propria proposta musicale, prendendo le distanze da quanto proposto in passato (sostanzialmente un Power & Epic Metal) per orientarsi verso un sound che mutua un approccio progressive ed un mood dark e gothicheggiante.

L'opener "Fairies of Dream" è la canzone che mantiene ancora un certo legame con il passato, voluto forse per rendere meno traumatica quella evoluzione che troviamo già nelle ritmiche convulse e spigolose della successiva "Please Don’t Throw the Dice", nel corso della quale sembra quasi di trovarsi di fronte a dei The Cranberries più energici del solito. Ed il richiamo alla formazione di Dolores O'Riordan si ripresenta, ed in maniera ancor più evidente, su "The Constant Fear of Losing You", un brano lento che alterna passaggi ben riusciti ad altri un po' lagnosi, un appunto dal quale non sono comunque del tutto esenti, per quanto mai in maniera così evidente, diversi altri pezzi.

Tra le formazioni che si possono provare ad accostare ai Repsel, ci imbattiamo negli Evanescence, Within Temptation e sopratutto nei Lacuna Coil, non un caso tutte accomunate dalla presenza di una cantante.
E, restando in tema, se in occasione di "Darkness & Confusion" avevo annotato luci ed ombre nella prova vocale di Marta Iacoponi, ora è davvero difficile farle delle critiche, anzi, non si può che complimentarsi per come affronta il doppio compito, al microfono ed a quel violino che fa costantemente capolino nel corso dell'album.

Le dieci canzoni incluse su "The Double Mask of Human Kind" sono legate tra loro da un concept basato su avvenimenti e sentimenti legati alla guerra, e tra queste si segnalano "No Hope", per il suo crescendo iniziale ed il tiro che riesce poi a mantenere, "The 6th of August 1945", che ha dalla sua uno dei refrain più azzeccati dell'album, ed anche "The Silence of Angels" per via degli ottimi spunti strumentali, sopratutto a livello di chitarra, sia acustica che elettrica, che la caratterizzano.

Un discreto (e forse pure qualcosina in più) esordio, che suscita importanti aspettative per quello che ne sarà il successore.

Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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