Copertina 7,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2011
Durata:49 min.
Etichetta:GlobalSoundNet
Distribuzione:Lion Music

Tracklist

  1. I KNOW THE DARKNESS
  2. BIG HEARTH
  3. I'M SORRY
  4. INTO THE FOG
  5. MAGIC WORLD
  6. MY FACE IS HARD
  7. RUNNING IN AN OLD TOWN
  8. TAKE YOUR LIFE
  9. PARALLEL WORLDS
  10. THE REASON OF THE THINGS
  11. YOUR DEATH
  12. FIREBALL (DEEP PURPLE COVER)

Line up

  • Frank Caruso: guitars, backing vocals
  • Enzo Caruso: Lead vocals, all keyboards, hammond, piano, backing vocals
  • Gabry Baroni: Bass, backing vocals
  • Stefano Caironi: drums, timpani

Voto medio utenti

Arriva finalmente alla distribuzione digitale il nuovo album dei fratelli Caruso, meglio noti come Arachnes. La prog metal band italica sforna quindi il suo nuovo lavoro sulla lunga distanza, ed è un piacere potervi comunicare che “A New Day” suona davvero bene. Ad un primo ascolto mi ricordano un po’ i Fates Warning, con la differenza fondamentale nel range lirico del singer Enzo Caruso, decisamente più acuto di Ray Alder. Musicalmente, gli Arachnes prediligono spesso e volentieri soluzioni più robuste dei FW, come nella potente tripletta iniziale, in cui il gusto per lo strumento ben si sposa con una matrice di stampo power. Non mancano momenti diversi ed eterogenei, com’è il caso della bellissima ballad “My Face is Hard”, a mio avviso il brano più bello del lotto, con quel gusto nostalgico AOR, ricamato delicatamente da un pianoforte dolce e sognante. Ma non dobbiamo scordarci come tutto il qui presente “A New Day” sia fondamentalmente un album guitar driven, con la sei corde di Frank a dettare tempi e modi, concedendosi ogni tanto qualche digressione nel suo amato shred di scuola americana, eseguito peraltro a regola d’arte. La vena ‘sbrodolona’ del Caruso col plettro prende il volo nella track strumentale “Your Death”, mentre in finale di album la band ci regala la sua versione dell’immortale “Fireball” dei Deep Purple.

Tirando le somme, “A New Day” è un album piacevole e molto interessante, e quando una band italiana raggiunge certi picchi di eccellenza, è il caso di sottolinearlo due-tre volte; non nascondo che, soprattutto nella seconda parte del platter, alcuni brani non sembrino avere il mordente del resto del lotto, ma stiamo tranquillamente parlando di un album riuscito e ben prodotto.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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