Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2011
Durata:34 min.
Etichetta:Pulverised Records

Tracklist

  1. THROUGH THE GAPING GATE / COUGHING IN A COFFIN
  2. CREEPY CREEPING CREEP
  3. HYMNS TO A STIFF
  4. RED HOOK HORROR
  5. THE HALLUCINATING DEAD
  6. WAYS OF TORTURE
  7. DEAD BODY PILE NECROPHILE
  8. LIDLESS COFFIN
  9. DEFORMATION OF THE DARK MATTER

Line up

  • Dag: bass
  • Adam: bass, drums
  • Edde: guitars
  • Robba: vocals, guitars

Voto medio utenti

In piena ondata revival che sta attraversando anche il mondo metal, ecco che spuntano dalla fredda Svezia i giovani Morbus Chron che possono finalmente arrivare all'agognato debut "Sleepers In The Rift" grazie alle attenzioni che la Pulverised Records ha riservato loro. Com'è facile intuire, la proposta di questi ragazzi è un vero e proprio tributo all'old school death metal, principalmente di derivazione svedese e soprattutto Entombediana, anche se non manca qualche riferimento alla scuola americana propria di gruppi come gli Autopsy di Chris Reifert. Le nove putride tracce che compongono "Sleepers In The Rift" pertanto danno ampio spazio alle chitarre "a motosega" che hanno fatto di album come "Left Hand Path" o "Clandestine" delle pietre miliari, in un susseguirsi di riff al fulmicotone e taglienti come lame arrugginite, scanditi dall'incedere instancabile della batteria. Come detto, si coglie una certa influenza autopsy-ana (una canzone su tutte "The Hallucinated Dead") che si manifesta apertamente in certe melodie e stacchi morbosi, come ad esempio in "Ways Of Torture" o "Lidless Coffin" (una delle migliori canzoni del lotto). In un saliscendi tra accelerazioni fulminee e rallentamenti sulfurei "Sleepers In The Rift" scorre senza intoppi e regalando qualche pezzo degno di nota, in grado di trovare apprezzamento soprattutto tra i death freaks più conservatori e nostalgici. Nota di merito inoltre per la presenza dell'ex Entombed Nicke Andersson dietro il mixer, uno che di death metal ne capisce giusto un po'.
Qual è quindi l'utilità di un disco come questo nel 2011? Probabilmente nessuna, ma ogni tanto fa giusto bene ricordare un genere come lo swedish death che negli ultimi anni è stato impunemente associato solamente a gruppi come In Flames e compagnia melodica. E quando lo si omaggia con brani ispirati e sinceri è ancora meglio...

"Ciccialculo.."
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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