Copertina 5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2003
Durata:48 min.
Etichetta:Shark
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. CAOINEADH / LAMENT
  2. IN THE BEGINNING
  3. FEED THE MACHINE
  4. FORGOTTEN PEOPLE
  5. TO SEE IS TO BELIEVE
  6. SEED OF HOPE
  7. BLIND SAVIOUR
  8. IMPACT
  9. MASK OF SANITY
  10. NO ESCAPE
  11. END OF TIME

Line up

  • Jesse Braun: drums
  • Drew Myers: guitars
  • Camillus Croke: vocals
  • Ian O'Sullivan: guitars
  • John A.B.C. Smith: bass, keyboards

Voto medio utenti

I debuttanti Hallowed si presentano subito con un bella intro, alcuni versi declamati in gaelico sono da preludio ad uno strumentale piuttosto lungo che insiste su delle chitarre acustiche che sanno moltissimo di Maiden, e mi viene subito da chiedermi se debbano il nome del gruppo proprio alla storica "Hallowed Be Thy Name". Ad ogni modo gli Hallowed rincarano la dose con "Feed The Machine", un brano sospinto da un riff granitico dove non si può non pensare ad atmosfere NWOBHM, anche se allo stesso tempo, tra la doppia casa e l'ugola roca di Camillus Croke, viene tirato in ballo il roccioso Power di gruppi come Iron Savior o gli Scanner. Questi ultimi non citati a caso, poichè il bassista A.B.C. Smith ne ha fatto parte, incidendo "Mental Reservation" prima di entrare negli ormai discioltisi Gallow's Pole. Fin qui il CD sembrerebbe scorrere piacevole, ma prende poi una brutta china già dalla successiva "Forgotten People", macchinosa e piuttosto noiosa, dove la prestazione anonima del singer non è di aiuto agli Hallowed, che ottengono i risultati migliori quando sono in azione i due chitarristi. Ed entrambi devono aver prestato parecchia attenzione a quando fatto nella loro lunga carriera dalla coppia Murray/Smith. Non per nulla il leader e principale compositore del gruppo è proprio uno dei due chitarristi, l'irlandese Ian O'Sullivan. Scorrono poi via sulle stesse coordinate anche "To See Is To Believe" e "Seed Of Hope", mentre ha qualche sussulto in più la scattante "Blind Saviour" che azzecca delle atmosfere tra i soliti Iron Maiden, con tanto di basso ben pompato, ed un pizzico dei Mercyful Fate. Sembra partire bene anche "Impact" ma in seconda battuta non riesce a prendere il volo, rigirandosi su se stessa. Tentativo fallito pure con "Mask Of Sanity" dove gli Hallowed cercano di accrescere il feeling di un brano che potrebbe ricordare gli Iced Earth ed i Metallica. Appunto: potrebbe. Si migliora con la più semplice e diretta "No Escape", mentre con la conclusiva "End Of Time", che mostra idee interessanti (ed ancora un rifferama scippato ai Maiden) ma mal sviluppate, riemergono i limiti del gruppo. Giunti forse frettolosamente all'esordio gli Hallowed ribadiscono che purtroppo non bastano più la passione, ottime fonti di ispirazione e nemmeno un buon guitarwork per realizzare un album in grado di reggere una concorrenza oramai spietata.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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