Copertina 8

Info

Anno di uscita:2011
Durata:63 min.
Etichetta:SAOL/CMM
Distribuzione:Goodfellas

Tracklist

  1. COMA NATION
  2. DEEPER IN
  3. NOTHING OR EVERYTHING
  4. INSOMNIA KID
  5. GET BEHIND
  6. BEAUTY & THE EAST
  7. LAST CALL
  8. SAVE US
  9. DON'T YOU WAIT
  10. HEROES'N'KILLERS
  11. THE GARDEN
  12. PURGATORY
  13. THE END
  14. AGAIN
  15. THE ONE
  16. NIC-O-TEEN

Line up

  • Moe Hamzeh: Vocals
  • Mazen Siblini: Keyboards
  • Abou Sous: Drums
  • Alan Azar: Guitars
  • Elie Akl: Guitars
  • Tony Bou Ghosn: Bass
  • Nadim Sioufi: Guitars

Voto medio utenti

The Kordz: un nome che non vi dirà niente, ma questa band è già un'istituzione nella sua patria, ossia quel Libano attualmente in mezzo a tutta una serie di conflitti, ben più gravi e pesanti di un disco di Burzum. Ed è proprio nelle intenzioni della band l'idea di veicolare, almeno attrraverso la musica, un messaggio di commistione, di pacifica convivenza, facendo coesistere, all'interno di questo "Beauty & the East" gli stilemi tipici dell'hard rock made in USA con suggestioni orientali, strumenti tipici del folclore locale, ma conditi con un senso della musica e della melodia che è encomiabile, nelle intenzioni e nel risultato finale.

Questo nuovo, secondo album della band libanese presenta la bellezza di 15 tracce (ed un'intro), ma vi assicuro che i filler sono davvero pochissimi. Canzoni belle, strutturate in maniera semplice ma in grado di rendersi piacevoli già al primo ascolto ("Nothing or Everything", "Last Call"), complici chitarre robuste e ben suonate, e la voce di Moe che non avrà vette di altezza, ma ha spessore, anima, profondità. Al disco ha partecipato, in veste di produttore, Ulrich Wild, già al lavoro con Deftones, Static X e molta altra gente, ed il lavoro è stato spalmato tra Canada, Los Angeles ed il Libano, appunto, dove la band risiede.

Un album, si diceva, tutto da ascoltare, gustare, per il suo essere easy-listening ma mai scontato, per dei testi (in inglese) che parlano di politica senza parlarne, che cercano la speranza laddove la storia suggerirebbe tutt'altro, che legano ritornelli facilmente memorizzabili ad inserti musicali che richiamano all'orecchio tutta la più bella tradizione mediorientale. Una sorta di Warrant meets Aliche in Chains meets Foo Fighters meets Placebo, ma con un senso generale di maturità, profondità, consapevolezza.

Non è un caso che i Kordz abbiano già avuto l'onore di aprire per Robert Plant o per gli stessi Placebo. Questa band sa come fare la musica che le piace, e sa come creare un prodotto bello, piacevolissimo, e suonato egregiamente. Bravi.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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