Copertina 7

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2011
Durata:55 min.
Etichetta:Code666 Records

Tracklist

  1. BELLUM OMNIUM CONTRA OMNES
  2. QUEEN EMERALDS

Line up

  • Slaven Milić: bass
  • Luka Kovač: drums
  • Marko Balaban: guitars
  • Filip Fabek: guitar/programming
  • Ivan Borčić: vocals

Voto medio utenti

Questi Johann Wolfgang Pozoj sono un progetto molto interessante che vede come quartier generale la Croazia, una terra che non molti anni fa veniva martoriata dalle bombe di Milosevic e che evidentemente ancora non ha digerito tutte le scorie e i dolori che esse hanno provocato. Birth Of Pozoj è un album contorto e dai confini stilistici molto ampi. La base di partenza è una specie di Black Metal molto addentrato in tutto ciò che può essere definito Avanguardia oppure Post, due etichette che a dire il vero più passa il tempo e più sembrano adatte a giustificare il tutto e il niente, anche se non è il caso di questa band. Nella prima traccia che si intitolata Bellum Omnium Contra Omnes, e che dura la bellezza di trenta minuti, si viene trascinati in un abisso fatto di dolore, di retaggi Drone/Doom, di improvvise e laceranti incursioni in territori Black Metal, soprattutto per quanto riguarda la voce, la musica invece non raggiunge mai ritmiche di velocità che potrebbero rimandare al più classico del Metal estremo. Non è da meno comunque tutto l'apparato che pesca dalla musica Ambient, e spesso in questo senso si viene catapultati in momenti di calma apparente, sospesi ed eterei, eppure sempre contraddistinti dal buio e dal disagio. Non si cambia registro nemmeno con la seconda canzone (e ultima) in scaletta, Queen Emeraldas, sempre al cospetto di un flusso sonoro imponente e grigio. La registrazione e la produzione hanno un tocco molto live e fanno tornare in mente sensazioni che generalmente emergono con un certo Progressive Rock anni 70, di quello di matrice più oscura ed esoterica. Birth Of Pozoj è un album difficile, sotto tutti i punti di vista ma rispecchia l'attitudine della Code666: se non sono matti non li vogliamo.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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