Copertina 4

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2003
Durata:38 min.
Etichetta:Metal Blade
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SICK IN THE HAND
  2. AMERIKA THE BRUTAL
  3. MY HATRED
  4. MURDERED IN THE BASEMENT
  5. WHEN SKIN TURNS BLUE
  6. BRINGER OF BLOOD
  7. UGLY
  8. BRAINDEAD
  9. BLIND AND GAGGED
  10. CLAUSTROPHOBIC
  11. ESCAPE FROM THE GRAVE
  12. "UNA CAZZATA DI CHRIS BARNES"

Line up

  • Chris Barnes: vocals
  • Terry Butler: bass
  • Greg Gall: drums
  • Steve Swanson: guitars

Voto medio utenti

Questo "Bringer OF Blood" rappresenta l'imo della parabola discendente dei Six Feet Under, band nata come una sorta di divertissement che ruotava attorno alle chitarre di Allen West e alla voce di Chris Barnes. Dal buon debutto "Haunted" purtroppo, anche a causa della dipartita di West, la qualità della musica dei SFU è andata progressivamente scendendo, le idee si sono diradate sempre più e pure la voce di Chris Barnes sembra aver perso quella brutalità e quella feroce espressività che la contraddistinguevano. Il disco in oggetto sfrutta le stantie ritmiche groovy e cadenzate, i ripetitivi downtuned riffs e tutta una serie di cliché che ormai anche le band alle prime armi sanno riproporre quanto e meglio dei SFU, e cito una a caso i Torture Killer. Forse è ora che Chris Barnes si faccia un bell'esame di coscienza e si interroghi sulla direzione nella quale sta andando la propria carriera. Non basteranno certo alcune songs come "Amerika The Brutal" e "Blind And Gagged" a salvare i SFU dalla mediocrità, attestato che tali song sembrano un paio di cover di band thrash/hardcore, quasi che i SFU non si siano resi conto che il precedente disco di covers "Graveyard Classics" sia stato e debba essere solo un episodio estemporaneo. Dovete inoltre sapere che molti degli addetti ai lavori hanno ricevuto un promo track con sole 5 songs, a me invece è capitata la versione definitiva con tanto di parte multimediale piena zeppa di infos e foto, e peccato che 9/10 siano storte e vi venga il torcicollo a guardarle (oltre ad essere quasi tutte uguali, e parlo di parecchie decine di foto), e c'è pure una ghost track che ho inteso chiamare "una cazzata di chris barnes", come questo disco del resto. Un disco elementare, scialbo, piatto, insipido, anonimo. Un disco di cui, tra tre minuti, nessuno si ricorderà già più. Qualcuno salvi i SFU da loro stessi.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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