Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:non disponibile
Etichetta:Nightmare Records

Tracklist

  1. BREAK ME OUT
  2. RESET THE FUTURE
  3. BREAKTHROUGH
  4. WALKING TALL
  5. WITH BARE HANDS
  6. CORRUPTED
  7. UNDER AN ALIAS
  8. SHUFFLE UP AND DEAL
  9. LETHAL
  10. THRUST INTO THIS GAME
  11. THE RIDE
  12. DESTRUCTIVE DEVISE
  13. INSINCT
  14. FRAGILE STATE OF PEACE

Line up

  • Danilo Herbert: vocals
  • Miguel Spada: keyboards
  • Rafael Pensado: drums
  • Ricardo Winandy: bass
  • Rodrigo Hidalgo: guitars

Voto medio utenti

Giunti al quarto album, i brasiliani Mindflow hanno preferito allontanarsi dalla propria anima prog per abbracciare un sound molto più vicino a un moderno melodic metal, che tiene desta l’attenzione dell’ascoltatore ma non aggiunge assolutamente nulla a un genere a dir poco inflazionato.

Dopo un paio di ascolti l’interesse cresce, ma sfuma clamorosamente qualche giorno dopo a causa della pressoché totale mancanza di novità e freschezza. Intendiamoci: i Mindflow sanno suonare e sanno anche scrivere, su questo non c’è dubbio e basta andarsi a sentire una qualsiasi delle canzoni di With Bare Hands per capirlo, se non fossero bastati i tre dischi precedenti a dimostrarlo. Il problema è che pur risultando estremamente convincenti a livello tecnico, non riescono mai a dare quel qualcosa in più in grado di portare i brani al di sopra di una piena sufficienza. Giusto per fare un esempio, il recente lavoro degli Eden’s Curse, parecchio simile a questo per attitudine e contenuti, pur perseguendo sostanzialmente gli stessi obiettivi e rivolgendosi allo stesso pubblico, era caratterizzato da emozioni e colori che qui mancano quasi completamente. Prova ne è il fatto che, in tutto il disco, gli episodi migliori risultano proprio quelli più classicamente metal, che ignorano cioè tutto ciò che una band nata dal prog può aggiungere a questo genere.

Non è un brutto disco e sicuramente non sarebbero soldi sprecati, ma probabilmente non se ne sente tutta questa necessità. Vedete voi, a mio parere si poteva fare molto meglio di così e spero che il futuro, se questo sarà il sentiero intrapreso dalla band, ci riservi album più significativi.
Recensione a cura di Alessandro Quero

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