Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:47 min.
Etichetta:SPV/Steamhammer

Tracklist

  1. IN WAR AND PIECES
  2. HELLFIRE
  3. THROUGH TOXIC VEINS
  4. NOTHING COUNTS MORE THAN BLOOD
  5. STORM RAGING UP
  6. FEIGNED DEATH THROES
  7. SOUL CONTRABAND
  8. GOD BLESS YOU
  9. THE ART OF KILLING POETRY
  10. KNARRENHEINZ
  11. STYPTIC PARASITE

Line up

  • Tom Angelripper: vocals, bass
  • Bernemann: guitar
  • Konrad "Bobby" Schottkowski: drums

Voto medio utenti

Avevo un certo timore di ascoltare l’ultimo cd dei Sodom, per vari motivi. Intanto per alcune voci che erano circolate, di gente che aveva ascoltato delle anteprime che avevano lasciato un po’ di perplessità, poi perché la loro ultima fatica in studio “Sodom”, appunto, risalente a quattro anni fa, non era poi questo granché di album. La curiosità, quindi, di vedere se il buon Onkel Tom si fosse ripreso dal suo torpore e avesse tirato fuori un buon disco era tanta. Inizio l’ascolto dell’album, e… sorpresa! Sono i Sodom questi qui? Vado avanti e resto sempre più stranito, in quanto “In war and pieces” è un album davvero particolare. E con questo non intendo dire né brutto, né scadente, anzi. La cosa che lascia spiazzati è che, per quanto possa sembrare strano, presenta delle piccole innovazioni (per quanto si possa parlare di evoluzione e di influenze esterne per i Sodom) che lasciano un po’ spiazzato al primo ascolto, anche se qualche avvisaglia c’era già stata con il precedente disco. Ora, però, i die hard fans del gruppo non inizino a preoccuparsi, perché la band non ha perso un’oncia della sua violenza e della sua malvagità, anzi, c’è uno spiccato ritorno a sonorità più cupe e maligne (ottimo relativamente a questo il lavoro svolto da Waldemar Sorychta dietro la consolle, autore di una produzione potente, tagliente e oscura allo stesso tempo), come ai bei vecchi tempi, con bordate thrash e vocals acide e marce come solo loro sanno fare. Però alcuni arpeggi (sì, avete letto bene), alcune aperture melodiche ad opera di Bernemann, davvero ispirato anche in fase di riffing, confermano l’impressione che la band abbia avuto voglia di dimostrare la sua crescita artistica. “In war and pieces” è forse l’album più maturo dei nostri, e dopo il mezzo passo falso di “Sodom” ci voleva per farli tornare all’apice della scena thrash teutonica, visto anche l’imminente arrivo del nuovo Destruction. Però a differenza di quanto fatto in passato dai loro cugini Kreator (vedi “Endorama”, per es,), il sound non è stato snaturato affatto. Semplicemente alla solita furia cieca, ai soliti tupa-tupa, alle solite urla dello zio Tom, sono state affiancate soluzioni che ti portano a dover ascoltare almeno un paio di volte l’album prima di entrarci in sintonia. Superata questa prima fase si riesce a godere appieno di brani come “Hellfire”, “Nothing counts more than blood”, o della furia iconoclasta di “Knarrenheinz”, una vera mazzata sui denti, così come di quei brani più particolari di cui vi parlavo, tipo la titletrack, “God bless you” o “Through toxic veins”. I Sodom sono cresciuti quindi? Forse si, dopo 27 anni di carriera, ma senza sputtanarsi (concedetemi il termine), come successo a molti gruppi della scena thrash americana, che hanno preferito strizzare l’occhio alle classifiche. Se qui si parla di crescita lo si fa senz’altro comunque in ambito thrash, nessun rammollimento del sound, nessun pezzo ruffiano che strizza l’occhio ai sedicenni, semplicemente un tipo di ispirazione differente, che mette la melodia, quando serve, al servizio della violenza. Uno splendido esempio di come attualizzare il proprio sound senza al tempo stesso snaturarlo minimamente, uno splendido esempio che dimostra come sia ancora inalterata la voglia di suonare dei nostri, e soprattutto che dimostra come i Sodom abbiano l’immediatezza di dimostrare di essere ancora in grado di competere ad armi pari sia con le nuove leve che con i grandi nomi del passato. Ottima prova di Angelripper ed allegra combriccola, quindi, con un disco che non annoia, grazie alla sapiente alternanza di mid tempo, assalti all’arma bianca, arpeggi e ottimi assoli ad opera di Bernemann. Da avere senza remore…
Recensione a cura di Roberto Alfieri
Bellissimo

urlato, potente e moderno.

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