Copertina 7

Info

Anno di uscita:2010
Durata:45 min.
Etichetta:Roadrunner Records

Tracklist

  1. IN THE MIDNIGHTS
  2. WHITEWATER
  3. MERCY AND GRACE
  4. DEATH RENAMES THE LIGHT
  5. ANCHORS
  6. LONG ROADS TO LATE NIGHTS
  7. TRENCHES
  8. REVIVER
  9. CAVING IN SPIRALS
  10. THE DESERTER
  11. WATERHAUL II

Line up

  • Brock Lindow: vocals
  • Steve Holt: guitars, bass
  • Thomas Noonan: drums

Voto medio utenti

In occasione del precedente "The Tide and Its Takers", i 36 Crazyfists non avevano suscitato, perlomeno da queste parti, particolari entusiasmi ma nemmeno fatto storcere il naso, un'impressione non troppo differente da quella poi provata da sotto il palco durante la loro recente esibizione al Gods of Metal.
Pertanto non è che mi aspettassi chissà che dal loro sesto studio album, intitolato "Collisions and Castaways", ed invece, già a partire dalla copertina (finora i 36 Crazyfists non avevano certo brillato sotto questo aspetto), le cose vanno molto meglio di quanto mi aspettassi.
Un album più compatto e maggiormente ispirato del suo predecessore, dove tutti i brani lasciano il segno, grazie anche alla produzione dello stesso Steve Holt ed al mixaggio a cura di Andy Sneap, che siano le mazzate Metalcore di "Whitewater", "Death Renames the Light" e "The Deserter" (con tanto di growl vocals), oppure le melodie inquietanti di "Caving in Spirals" e quelle accattivanti ed irrequiete del singolo "Reviver".
Non per nulla i pezzi più riusciti sono proprio quelli in cui i 36 Crazyfists fanno convivere al meglio le due anime sopra citate, come avviene per l'opener "In the Midnights", con un intro acustico che cresce d'intensità fino allo sferragliare di Thomas Noonan ed all'attacco vocale dell'eclettico Brock Lindow, oppure nei contrasti musicali e vocali di "Anchors" e della conclusiva "Waterhaul II" (seguito dell'omonimo brano presente su "A Snow Capped Romance") dagli ampi squarci strumentali.
Nel genere ci sono molte formazioni, come Killswitch Engage, All That Remains, Shadows Fall, Atreyu, che lanciano uno contro l'altro Metalcore ed Emo, ed i 36 Crazyfists non lo fanno certo peggio (ma nemmeno meglio...) di altri.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti
Una piacevole riconferma!

che siano tornati in ottima forma e con un bel disco.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 12 ago 2010 alle 15:49

album che invece a me non ha convinto molto...la particolarità dei 36 CrazyFists (che li differenziava dagli altri gruppi) era il paticolare modo di cantare di Brock Lindow,ma in questo album passa la maggior parte del disco ad urlare come se gli tritassero gli "attributi",ed a mio parere non è un bel sentire...molto meglio nelle parti più melodiche dove il suo particolare timbro da il meglio di se...musicalmente invece siamo difronte ad un cd ben suonato ma che non fa nulla di sorprendente per gli amanti del metalcore...

Inserito il 05 ago 2010 alle 20:10

Ci sono gruppi a cui piace sperimentare e non sempre riuscire nell'intento e ci sono invece altri gruppi ( nel nostro caso gli amici di Kenai) che amano riconfermarsi e cambiare poco o nulla del proprio sound d'origine. Collisions and Castaways e' l'ennesima piacevole riconferma dopo un'album leggermente piu' debole come The Tide and Its Takers, dopo mesi di tour sfiancanti in giro per il mondo. L'abbandono del bassista e amico Mick Whitney in favore di Brett Wakowsky (gia' tecnico delle chitarre e roadie) influisce minimamente sull'esito finale del lavoro perche' i superstiti hanno composto e arrangiato l'album in formazione power trio, cercando di dare ancora piu' spazio all'istrionico Brock Lindow e alla sua vocalita' sempre sopra alle righe. Inutile fare un track-by-track, l'album va gustato e assimilato nella sua interezza, con i suoi stacchi, i suoi cori ariosi e le sue ferree accelerate. E non parlatemi di solita minestra o di eta' dell'oro che sta finendo per il metal core perche' nella musica ci sono due frange ben divise con cui potersi schierare: i leaders e i followers. I 36 Crazyfists non sono di certo tipi che vanno annoverati tra i secondi... L'album e' gia' entrato nella top 200 di Billboard con il singolone Reviver ma se volete ulteriori imput per spendere bene 12 bucks vi suggerisco di sentire in preview: Mercy and Grace, Trenches o ancora Death Renames the Light. La produzione dell'album e' stata curata dal chitarrista Steve Holt con il mixing del "solito" Andy Sneap. Bentrovati Pugnipazzi.

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