Copertina 8

Info

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Genere:Black Metal
Anno di uscita:2010
Durata:52 min.
Etichetta:Byelobog Productions

Tracklist

  1. LEUKES RENKESPILL (INTRODUKSJON)
  2. BELUS' DØD
  3. GLEMSELENS ELV
  4. KAIMADALTHAS' NEDSTIGNING
  5. SVERDDANS
  6. KELIOHESTEN
  7. MORGENRØDE
  8. BELUS' TILBAKEKOMST (KONKLUSJON)

Line up

  • Varg Vikernes: all instruments

Voto medio utenti

Un rombo di tuono getta giú il bastone,
Colpisce il serpente sulla testa con una pietra,
Viaggia col fulmine giú nel giardino;
Trova nella quercia una bacchetta


Il conte è tornato.
11 anni di attesa, che diventano 14 se non consideriamo i due dischi strumentali usciti nel periodo di incarcerazione, polemiche a non finire, tentativi di fughe, dichiarazioni al vetriolo, film hollywoodiani con lui come protagonista, documentari, libri ed una eco dei dischi storici che ancora non si è spenta.
Tutto questo è Burzum, al secolo Varg Kristian Vikernes, oggi 37enne da poco tornato in libertà e subito desideroso di tornare al metal, quella scena metal che nel lontano 1993 lo vide protagonista come assassino di Euronymous.
Tralasciando tutto il gossip possibile ed immaginabile di cui si è discusso anche troppo, ci troviamo di fronte al ritorno di Burzum ad un disco "plugged" che mancava da "Filosofem" del 1996.
I timori alla vigilia erano tanti e spasmodici; gli anni passati in carcere, la lontananza e l'isolamento dalla scena black metal, il forzato cambiamento di un ragazzo 20enne in un signore di quasi 40 ed il peso insostenibile di un nome quasi divenuto leggenda, sia per i fatti musicali sia per quelli di cronaca, e delle attese della gente.

Ecco la potenza ardente del sole,
Ecco l'oceano fertile della terra,
Nella potente bacchetta dello stregone,
Nello scettro del re che dà vita.


Il risultato di tutto questo è "Den Hvite Guden" ("il dio bianco", ndr), poi ribattezzato nel più neutro "Belus", un concept album dedicato al dio Apollo che si snoda lungo 8 tracce (di cui una brevissima intro) per un totale di 50 minuti di musica, introdotto da una delle copertine più belle e mozzafiato di sempre, pur nella sua semplicità.
Varg ha mantenuto le promesse iniziali: doveva essere un disco senza tastiere e sintetizzatori ma nello stile e direzione musicale di "Hvis Lyset Tar Oss" e "Filosofem" e così è stato.
Chi si aspettava stravolgimenti o nuove interpretazioni del black metal da "Belus" ne rimarrà alquanto deluso: il black metal di Burzum è quello di inizio anni '90, basato su riffs ipnotici ripetuti fino all'ossessione, atmosfere malevole, grande senso della "melodia" nelle armonizzazioni di chitarra, vere protagoniste dell'album. Anche lo studio di registrazione non è cambiato, sebbene il sound dei "Grieghallen" si sia evoluto in tutti questi anni, adeguandosi all'esplosione tecnologica, ma fortunatamente rimanendo decisamente "sporco" e diretto come un disco del genere pretendeva.
Tuttavia qualche elemento presenta necessariamente delle differenze con quanto proposto in passato dal conte: l'uso della voce è sicuramente meno estremo rispetto alle grida disumane ascoltabili in "Det Som En Gang Var" e più variegato, variando da classiche (e comunque bellissime) vocals in pieno screaming style ad un uso più roco quasi in stile death metal come si può ascoltare nella fulminea "Sverddans" (per soli 2 minuti e mezzo di durata!), un brano molto thrashy per attitudine, che richiama fortemente i primi due lavori di Burzum e quindi, indirettamente, i primissimi Bathory.

I morti riposano in abiti bianchi
Dietro pesanti, fredde porte di pietra,
Ma se ascolti l'esercito dei morti
Forse ne sentirai il canto.


Altro elemento dell'album è la maggiore presenza rispetto al passato di elementi melodici e folk inseriti però non in brani a sè stanti ma in breaks come all'interno della violenta "Kaimadalthas' Nedstigning", uno dei pezzi che maggiormente necessita di ripetuti ascolti per essere apprezzato appieno, canonicamente forse il più "black" del lotto, molto arido ed asciutto, ma caratterizzato da alcuni intermezzi più melodici a metà canzone (quasi sorprendenti per Burzum) e da un'ossessiva ripetizione della frase "Viaggio verso le profondità delle tenebre dove ogni cosa è morta" scandita a ripetizione in modo narrato atonale e quasi oltretombale.
Stesso discorso per "Keliohesten", brano 100% black metal, tirato e con zero concessioni, molto simile per struttura alla vecchia e celebre "Inn i slottet fra drømmen", pur senza averne il brio e la genialità, seppure esempio magistrale di come suonare nel 2010 un black metal vecchio stile riesca assolutamente in modo naturale al 37enne Varg.

Io tornerò indietro.
Ritornerò.
Quando l'anima dell'inverno sarà debole,
Ritornerò a casa.


Coinvolgimento immediato al contrario sin dalle prime note dell'iniziale "Belus' Død", una canzone in pieno stile Burzum, cadenzata e maligna come poche, senza spunti o cambi di tempo o stile nel proprio incedere di oltre 6 minuti, quasi come a riprendere la marcia interrotta tanti anni fa, e nella già citata "Sverddans" ("la danza delle spade", ndr), nettamente ispirata alla primordiale scena black metal venomiana/bathoriana.
Anche "Morgenrøde", posta verso la chiusura del disco insieme alla conclusiva "Belus' Tilbakekomst" per una doppietta di quasi 20 minuti, ripercorre le stesse trame lente e sulfuree, ricche di intrecci e di armonizzazioni chitarristiche, incentrando il tutto sull'atmosfera al posto della velocità e dell'impatto, forse esagerando un poco nella parte finale, ripetuta probabilmente un numero eccessivo di volte.

Il sole ha ritrovato la sua potenza
Lo spirito della quercia è rinato.
Il sole ha ritrovato la sua forza.
E' arrivata l'estate.


Lo spirito di brani leggendari come "Det Som En Gang Var" rivive oggi in quello che senza dubbio è il brano pià riuscito ed affascinante di "Belus", tale "Glemselens Elv" ("Il Fiume Dell'oblio", ndr) che sin dalle prime note comunica all'ascoltatore quella marcia in più, una sofferente agonia resa magistralmente pur senza l'ausilio di tastiere, per un totale di 12 minuti che volano via in un attimo, tanto è bilanciata e leggiadra nella drammatica marzialità che il brano vuole rappresentare.

I morti riposano in abiti bianchi
Dietro pesanti, fredde porte di pietra,
Ma se ascolti l'esercito dei morti
Forse ne sentirai il canto.


Un sapiente uso alternato di voce in screaming a declamazioni auliche con impostazione pulita, unito ad un riff portante decisivo ed un'atmosfera epica perfettamente incastonata nel messaggio vittorioso del testo ci consegna un autentico capolavoro che celebra "Belus" come il disco del ritorno sulle scene di Burzum, un grandissimo ritorno.
Inutile fare sciocchi ed inconsistenti paragoni con i dischi del passato data la lontananza da essi e la situazione venutasi a creare in questi anni; tuttavia chi mostrava dei dubbi o delle paure, temendo qualcosa di simile a quello accaduto ai Dissection, autori di un comeback pietoso dopo i fasti del passato, può essere rassicurato e rasserenato.

Il conte ha fatto centro ancora una volta: "Tutta l'attesa ed il dolore sono lontani...per sempre. Non siamo morti...non abbiamo mai vissuto".
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli
Il ritorno !

E' tornato! Nessuna delusione, il cd è bello. Forse non siamo a massimi storici, ma apparte qualcosina verso metà disco, le canzoni sono belle(alcuni episodi non sfigurerebbero di fianco ai classici), la produzione funziona e le atmosfere...sono degne del vero Burzum! Certo la magia dei primi anni novanta non c'è e non puo esserci, ma mai mi sarei aspettato un ritorno così! Adesso però aspetto da lui anche un altro disco in stile ambient!

Norsk arisk black metal raah!

a me è piaciuto molto, direi anche inaspettatamente. un bel ritorno a "Filosofem" e "Hvis Lyset...", l'unica che non mi convince è "Sverddans", il riff portante lo trovo proprio banalissimo. ben tornato burzy! (NB: questa mini-recensione NON E' IRONICA, sia mai che qualcuno fraintenda :P)

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 18 mar 2010 alle 00:39

Confermo... non fa per me... rispetto gli altrui gusti, ma mi suona veramente osceno... limite mio, sia ben chiaro... Sono per lo più d'accordo con questa frase, anche se io non lo definirei osceno... La curiosità mi ha spinto ad ascoltarlo ma è il genere musicale in sé che mi è ostico e "indifferente"...

Inserito il 17 mar 2010 alle 14:07

lieto che vi sia piaciuto ;)

Inserito il 13 mar 2010 alle 20:03

Apeena comprato...stanotte me lo ascolto con calma...non vedo l'ora ma dall'altra parte ho paura di rimanere deluso...speriamo!

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