Heathen - The Evolution of Chaos

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2010
Durata:69 min.
Etichetta:Mascot Records

Tracklist

  1. INTRO
  2. DYING SEASON
  3. CONTROL BY CHAOS
  4. NO STONE UNTURNED
  5. ARROWS OF AGONY
  6. FADE AWAY
  7. A HERO'S WELCOME
  8. UNDONE
  9. BLOODKULT
  10. RED TEARS OF DISGRACE
  11. SILENT NOTHINGNESS

Line up

  • David White (aka David Godfrey): vocals
  • Lee Altus: guitar
  • Kragen Lum: guitar
  • Jon Torres: bass
  • Darren Minter: drums

Voto medio utenti

La storia del metal è piena di band “sfigate”, nel senso nobile del termine, di band, cioè, che nonostante un valore artistico elevato non hanno riscosso il giusto successo. Forse proprio per la loro proposta troppo articolata e particolare, che non ha trovato proseliti se non in quei metal kids più aperti mentalmente, in grado di recepire meglio la genialità dei dischi di questi gruppi. Parlo di band come Coroner, Mekong Delta, Artillery, e, appunto, Heathen.
I loro unici due dischi prima dello scioglimento, “Breaking the silence” e “Victims of reception” sono due degli album più belli di quella scena thrash più cerebrale, tecnica e melodica, ma non penso siano in molti a conoscerli a fondo, anzi… E, visto che li ho citati, spero che questo nuovo “The evolution of chaos” non faccia la fine di “When death comes”, album del ritorno dei grandi Artillery uscito solo l’anno scorso, un disco veramente valido ma passato in sordina, senza il giusto clamore.
Sarebbe un peccato se la stessa sorte toccasse alla nuova fatica degli Heathen, perché qui di carne a cuocere ce n’è davvero tanta, e tutta di prima qualità. Melodie vocali di classe e coinvolgenti, un lavoro di chitarra certosino, tanto in fase di riffing, sempre intricato e mai banale, quanto durante gli assoli, ancora una volta ricchi di melodia e di gusto, il tutto sorretto da una produzione ottima e da una sezione ritmica compatta, precisa e fantasiosa, capace di donare ai brani numerosi cambi di tempo, accelerazioni e rallentamenti, che rendono il tutto vario e accattivante. Potrei chiuderla qui la recensione, perché in questi ultimi righi ho racchiuso tutto ciò che è “The evolution of chaos”. Ma farei un torto agli Heathen, che meritano qualcosa in più…
È un’intro arabeggiante ad introdurre “Dying season”, prima mazzata dell’album, veloce, articolata, con una melodia vocale da manuale (imparassero tutti gli pseudo urlatori che ragliano in giro per il mondo…), con i riff che metallizzano la melodia dell’intro (sapientemente ripresa per un refrain durante il pezzo), e primo colpo messo a segno dai nostri. La successiva “Control by chaos” è meno irruenta e anche un po’ più lunga, ma non annoia affatto, grazie al solito lavoro di fino delle chitarre e ai cambi di tempo di cui parlavo prima. Arriviamo al primo masterpiece dell’album, “No stone unturned”, undici minuti di pezzo, una vera e propria lezione di come strutturare un lungo brano thrash metal senza cadere nel banale e senza annoiare. Ascoltare per credere… Dopo la calma ci pensa “Arrows of agony” a scatenare di nuovo la bufera, con un ritmo andante e ancora una volta un lavoro strepitoso di David R. White alla voce. Un riffone iniziale micidiale introduce “Fade away”, più lenta, salvo accelerare e lasciarci di sasso durante gli assoli (mi hanno ricordato un po’ i Mercyful Fate in questa cosa, anche loro avvezzi alle accelerazioni durante i soli, per renderli ancora più taglienti e incisivi). E se l’arpeggio iniziale di “A hero’s welcome” faceva presagire che fosse arrivato il turno dell’immancabile ballad, gli Heathen ci beffano di nuovo, trasformando il tutto in un bel mid tempo di classe, dal sapore molto epico, prima di contorcerci ancora una volta il cervello con le trame intricate di “Undone”. Ancora attacco all’arma bianca con “Bloodkult”, veloce, diretta, immediata, mentre con “Red tears of disgrace” tornano gli arpeggi, per il brano più riflessivo dell’intero lotto. Siamo giunti alla fine, e a ricordarcelo è “Silent nothingness”, il classico brano che fin dalle prime note ha il sapore del commiato, la tipica song composta appositamente per mettere il sigillo all’album, ancora una volta ricca di assoli splendidi.
A questo punto non penso di poter aggiungere altro per farvi capire il valore reale di quest’album. Se proprio vogliamo andare a cercare il classico pelo nell’uovo, direi che una leggera sfoltita qua e là avrebbe reso le song ancora più fruibili, nonostante la noia non sopraggiunga praticamente mai. Però qualche brano più snello e diretto avrebbe giovato alla riuscita finale del CD.
“The evolution of chaos” non inventa nulla di nuovo, anzi, è la dimostrazione di come per fare un OTTIMO disco metal non ci sia bisogno di chissà quali novità o di inserti musicali esterni di chissà che tipo. Quando c’è classe, fantasia, perizia tecnica e umiltà non c’è bisogno d’altro… e vi assicuro che gli Heathen hanno tutti e quattro questi pregi, e forse anche qualcuno in più…
Recensione a cura di Roberto Alfieri
Disco da massimo dei voti

gli Heathen non inventano niente con questo disco, ma quello che suonano non ha il minimo segnale di cedimento o di incertezza, l'ispirazione è ai massimi livelli, ottima la prova degli strumenti e del cantante D.White e 10 e lode a brani quali "Red tears of disgrace", "Bloodkult", "Dying season", "Control by Chaos" e "A Hero's Welcome"!

Fantasmagorico!

ritorno di un gruppo ormai di culto che sforna un vero e proprio classico della loro discografia! potente ed articolato... provare per credere.

Una lezione di thrash

Gli Heathen hanno tirato fuori un album che si piazza di diritto al vertice delle migliori uscite thrash degli ultimi 10 anni. Per come la vedo io, difficilmente si vedranno altri lavori di questo livello.

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