Hypnosis - The Synthetic Light of Hope

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2009
Durata:40 min.
Etichetta:Dark Balance Records
Distribuzione:Andromeda

Tracklist

  1. BLOOD TEARS
  2. THE DAY WE FAILED
  3. INTO TROUBLE WATERS
  4. THE SYNTHETIC LIGHT OF HOPE
  5. WASTED LAND
  6. AN ORDINARY DAY
  7. MY DEEPEST SOLITUDE
  8. DEAD IS THE SUN
  9. [KILL ME] WHEN I DREAM

Line up

  • Greg Balia-Taris: vocals
  • Cindy Goloubkoff: guitars
  • Pierre Bouthemy: guitars
  • Raphael Ferreira: bass

Voto medio utenti

Tornano i francesi Hypnosis, giunti al quinto full-lenght con il presente “The Synthetic Light Of Hope”. Avevo già recensito, e intervistato, la band ai tempi del terzo disco, “Cyber Death” del 2004, e devo dire che alcune cose sono decisamente cambiate da allora.
Sebbene la band continui nel proprio personale percorso musicale, fatto di death metal frammisto a suoni industriali/cibernetici, bisogna dire che nel 2009 ha decisamente affilato le armi.
Se “Cyber Death” richiamava alla mente paragoni con “Remanufacture” dei Fear Factory, il nuovo disco decisamente spostato verso il death metal, grazie alle brutali vocals del singer Greg e ad un songwriting con meno fronzoli sintetici e maggiore sostanza sonora frutto dei classici strumenti.
Non che la band non giochi ancora con i synths e con l’elettronica, solo che stavolta questa è maggiormente integrata nel sound senza apparirne un corpo estraneo.
A ciò va aggiunto l’uso sporadico di vocals femminili, opera della chitarrista Cindy, come ad esempio in “The Day We Failed”, che aggiungono altra carne al fuoco.
Le canzoni hanno un buon tiro, sono ben strutturate e picchiano sodo, anche se ci sono episodi più atipici, come “Wasted Land”, breve pezzo assolutamente avulso dal contesto generale del disco.
Tra le migliori canzoni va certamente citata “My Deepest Solitude”, che vira su coordinate cyber thrash metal.
In definitiva ci troviamo di fronte ad un buonissimo disco anche se si ha la sensazione che la band non abbia voluto osare troppo. Quello che voglio dire è che, forse, quando ha osato, nel 2004, non aveva ancora i mezzi per creare un proprio micidiale e personale sound, adesso che li avrebbe, ha preferito ‘tenersi’ un po’. Speriamo che al prossimo disco esplodano definitivamente. Sarebbe pure ora.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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