Copertina 6,5

Info

Demo
Genere:Black Metal
Anno di uscita:2009
Durata:non disponibile

Tracklist

  1. THE WISH
  2. LA FORESTA CHE URLA NELLE TENEBRE
  3. INTERMEZZO
  4. SOULLESS
  5. BURNING

Line up

  • Sariel: guitars, bass, vocals
  • Gabor: drums programming

Voto medio utenti

Di necessità virtù! Questo deve aver pensato Sariel, attuale mastermind del progetto Suspirium, sopravvissuto a una lunga serie di cambi di line-up fino ad evolversi per forza di cose in una one-man-band. Anche se in realtà questo non è del tutto vero per quanto riguarda la produzione di "Soulless", perché per la programmazione della batteria e per il mix generale Sariel si è avvalso dell'aiuto di Gabor, che ha certamente contribuito a ottenere un onesto risultato.
Fatte le dovuto presentazioni, possiamo spostare l'attenzione sulla musica contenuta in questo demo. Cinque brani dediti a un black metal vecchia scuola, con un'attenzione particolare a non infrangere nessuno dei canoni affermati da tempo nel genere. Non posso non affermare che il tutto risulti un po' prevedibile... ma per fortuna la qualità dei pezzi, unita a un gusto per la melodia della chitarra che sconfina anche in qualche assolo, è risultata tale da permettere a "Soulless" di emergere da quella massa grigia e informe di proposte tutte uguali che sommergono la mia scrivania ogni mese. Mi è molto piaciuto, in particolare, l'aver puntato su uno stile più epico e fiero che su qualcosa di maligno e blasmemo. Una sorta di via di mezzo tra l'atmosfera plumbea di Taake, le aperture melodiche dei Dimmu Borgir e l'utilizzo prepotente della sei corde tipico della scena black metal svedese (Dissection in primis). Niente a che vedere con le influenze dichiarate dalla band: Mayhem, Darkthrone, Satyricon. Anche i testi, dedicati al potere oscuro delle forze della Natura, non sono certo riconducibili ai curricula di questi tre mostri sacri, ma piuttosto al movimento pagan tanto diffuso in passato.
Se da un lato è lodevole la scelta di Sariel di portare avanti da solo un progetto altrimenti destinato alla sicura estinzione, dall'altro non posso certamente apprezzare l'appiattimento delle idee e un'omologazione quasi nel senso pasoliniano del termine. Forse sarebbe il caso di chiudere l'esperienza con questo tipo di black metal, ormai saturo di capolavori e privo di ogni possibilità di innovazione.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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