Copertina 7

Info

Genere:Fusion
Anno di uscita:2009
Durata:54 min.
Etichetta:LaZaRiMus

Tracklist

  1. CO RIBELLI
  2. SONG FOR VILLA
  3. KENTUCKY FRIED CHICKEN
  4. SILVANO GARRÉ
  5. SKADANCE
  6. SEZIONE DEL GIUNCO
  7. ANNA COND
  8. QUE SH'È?
  9. B.U.M.
  10. WEDDING

Line up

  • Martin Craig: guitar
  • Vidjo: percussion, keyboards
  • Ruben Ludo: drums
  • Monne: bass
  • Musquio: vocals

Voto medio utenti

Enigmatici fin dal monicker, che me li aveva fatti superficialmente immaginare come dediti ad una forma di viscerale hard-rock, i piemontesi Ossi Duri sono in realtà una band consacrata ad una miscela assai volubile di prog, (free) jazz e fusion, il tutto sviluppato sulla base di un concept irrorato d’ironia e da un pizzico di “demenzialità”.
Insomma, una sorta di art-rock ad ampio spettro che guarda alle esperienze delle celebri Mothers Of Invention, o, volendo essere più “pragmatici” e nazionalistici a quella di Elio e le Storie Tese, dove l’aristocrazia delle note e dell’esecuzione si “scontra” con quel rischioso contesto espressivo che nelle migliori interpretazioni si traduce in sagace invettiva e in vitale dissacrazione, mentre in quelle meno efficaci diventa uno sterile esercizio di volgarità.
Fortunatamente i nostri non ricadono nella seconda biasimabile categoria, rimanendo sempre nell’ambito del buon gusto, ma bisogna anche ammettere che non si dimostrano nemmeno particolarmente originali e ingegnosi nella formulazione utilizzata e nel tema che scelgono di trattare (l’allegoria - ahimè anche piuttosto “realistica”, soprattutto nei suoi risvolti legati al “potere mediatico” - di una cittadina, denominata Luogo Comune, in cui un produttore discografico soggioga la volontà della popolazione tramite stupefacenti sciolti nell’acquedotto, diventa sindaco e bandisce la musica suonata in favore di quella computerizzata, fino all’arrivo del cantautore “da strada” Silvano Garrè, che, con la sua chitarra risveglia coscienze ed istinto, e induce alla sedizione, non rappresenta una grandissima novità dal punto di vista narrativo, mentre sono assolutamente concorde con l’esortazione finale del disco … “la musica non ha scadenza”!), così come non appare per nulla irresistibile l’artwork delegato alla seduzione estetica del Cd.
Musicalmente, il discorso è viceversa decisamente più “illuminato”, eccentrico e visionario: strumentisti tecnicamente inattaccabili si esprimono attraverso intelaiature armoniche imprevedibili ed eterogenee, che mantengono un buon livello di gradevolezza anche per i non “iniziati”, senza eccessi di snobismo e parossismo virtuosistico fine a sé stesso, e tuttavia appaiono sicuramente più adatte alle orecchie di chi, ne “l’arte dei suoni”, cerca qualcosa di più di una semplice occasione di istantanea ricreazione.
Gli Ossi Duri e il loro “Scadenza perfetta” incarnano un buon esempio d’avanguardia implementata sulla leggerezza, per cui il mio giudizio non può che essere ampiamente positivo sia per le qualità artistiche e sia per l’audacia dimostrata nell’allinearsi ad uno stile nei confronti del quale il pubblico è normalmente diviso tra ammirazione assoluta e altrettanto perentoria avversione.
Del resto anche il vecchio (e compianto) Frank suscitava analoghi sentimenti e il precedente, per molte ragioni al momento inavvicinabile, mi sembra comunque “abbastanza” confortante.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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