Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2009
Durata:39 min.

Tracklist

  1. HAIR AS THE SALT OF CARTHAGO
  2. DESCENT
  3. THE GIFT OF FURY
  4. HISSING THROUGH THE VEINS OF THE GODS
  5. A GESTURE BEFORE YOU ENTER THE DARKNESS
  6. IMMANENCE AND ILLUMINATION

Line up

  • S: vocals, guitars, synths
  • N: guitars, bass, synths

Voto medio utenti

Con questo disco i Laetitia In Holocaust, non certo conosciuti per la loro accessibilità e accomodanza, hanno definitivamente imboccato un sentiero dal quale non è più possibile tornare indietro. "The Tortoise Boat" non è stato composto allo scopo di ottenere promozione o un contratto discografico presso qualche etichetta, bensì per diffondere la propria musica senza vincoli e nella massima libertà di espressione. Allo stesso tempo nessuno sconto viene fatto all'ascoltatore: la formula sviluppata nei tre precedenti lavori è stata qui ulteriormente estremizzata, e resa ancora più difficile da digerire.
Non troverete nei solchi di questo cd gli stereotipi del genere black metal: il riffing zanzaroso delle chitarre è stato sostituito da continui arpeggiati che rimandano più a soluzioni dark, mentre la batteria propone una sezione ritmica nervosa, disordinata, quasi caotica. Non c'è nessun momento di respiro nei sei pezzi proposti, tutto è stato fatto per rendere il risultato finale il più sgradevole e fastidioso possibile. A raggiungere quest'obiettivo hanno contribuito anche le imprevedibili vocals, impegnate in un lavoro che va oltre la forma cantata o parlata, spingendosi verso la pronunciazione di versi atti a comunicare sensazioni più che concetti.
La produzione è asciutta, scarna, disadorna. Un punto che forse mostra la parziale debolezza dell'ostinazione del duo emiliano, costretto ad arrangiarsi con i mezzi (probabilmente scarsi) che ha a disposizione. Purtroppo, pur trattandosi nelle intenzioni della band di un full-length, si ha sempre l'impressione di trovarsi al cospetto di un demo registrato da musicisti alle prime armi. Sarà un difetto della mentalità che abbiamo ormai acquisito in quest'era del digitale, ma viene difficile immaginare un ascolto prolungato di questo materiale che suona terribilmente amatoriale e grezzo. Posso anche comprendere l'oltranzismo nella scelta di autoprodurre tutto, ma non riesco a condividere la qualità del risultato finale. La musica dei Laetitia In Holocaust ha già ampiamente dimostrato di essere unica, ora si tratta solo di decidere se indorare lievemente la pillola per renderla più facile da inghiottire oppure se accelerare il passo su questo cammino senza ritorno.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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