Tank: rock and roll rules!

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Prosegue la carrellata di interviste realizzate in occasione del PPM Fest a Mons, in Belgio. Stavolta è il turno dei Tank, ossia di una delle leggende della NWOBHM! Al mio cospetto, i due chitarristi che dai primi anni ’80 fanno parte di questa band, ossia Mick Tucker e Cliff Evans, carichi di birra e orgogliosi del proprio dialetto, tanto da parlarlo anche di fronte a un povero scribacchino come me, che ha dovuto fare poi i salti mortali per riuscire a mettere insieme quello che leggerete!

Ciao ragazzi, è un onore per noi avere la possibilità di chiacchierare con voi! Allora, a qualche mese di distanza cosa ci dite del nuovo disco? Come sta andando?
Le recensioni per War Nation sono state favolose, veramente. Se come benchmark teniamo War Machine è andata alla grande, probabilmente anche grazie al fatto di aver migliorato la produzione, che stavolta è riuscita a catturare in pieno l’energia dei Tank. Ma la cosa più importante sono le canzoni e questa volta abbiamo curato molto la struttura dei brani. Le canzoni sono semplici, immediate, esattamente come volevamo che fossero. Se pensi alle grandi band del passato, la loro forza è sempre stata quella di saper scrivere grandi canzoni. Ecco, noi abbiamo cercato di farlo.
Se doveste definire la musica dei Tank, la prima cosa che vi viene in mente è hard rock o heavy metal?
Questa è una cosa che arriva da molto, molto lontano. In realtà il nostro sound arriva da influenze differenti, che nel corso degli anni hanno portato la nostra musica ad evolversi. Potrei dire forse che siamo più orientati sull’hard rock, ma ci trovi anche elementi punk e metal. In generale, comunque, suoniamo quello che ci piace senza farci troppi problemi di genere, ciò che sentite è quello che ci piace.
C’è qualche band nata insieme a voi negli anni ’80 che vi sareste aspettati di vedere ancora in giro e invece non ce l’ha fatta?
Oh, ce ne sono tante. In realtà si stanno riformando una dopo l’altra quindi non saprei che rispondere. Quel periodo è stato grande e gli dobbiamo tutto. Era un periodo in cui ovunque sentivi grande musica…dischi, locali, tutto era orientato verso il rock. Non c’erano stronzate, prendevi la tua chitarra e andavi in giro a suonare del fottuto heavy metal. E poi c’erano i dischi…ti ricordi i dischi? (risate, ndr) E per imparare a suonare non c’erano spartiti on line e tablature. Ricordo che quando ho imparato a suonare Eruption la suonavo dal vivo ed ero geloso…cercavo di girarmi e di non fare vedere come la suonavo, così nessun altro poteva impararla!
Come mai avete scelto ZP per rimpiazzare Doogie White?
Quando abbiamo saputo che Doogie non poteva venire in tour volevamo qualcuno all’altezza, lui ci garantiva il meglio. Ci conoscevamo da tempo, ha un timbro favoloso, perfetto per noi, la scelta non è stata difficile e lavorare con lui è una bella esperienza.
L’anno scorso durante un’intervista con Eric Martin…
Lui è tornato e ha detto di ascoltare i Tank!
Oddio, l’avete visto?
Eravate voi? Fantastico! Certo che l’abbiamo visto, Eric ci ha linkato il filmato su youtube!
(Lasciatemi dire quanto sia stato bello sapere che un pezzettino di metal.it, del quale peraltro ero protagonista insieme a Sbranf e Gandy, è girato nelle mail e negli occhi di questi signori! Davvero una carrambata! ndr)
Come è cambiato il music business negli ultimi 30 anni?
Questa è facile…non c’è più una lira! È un business completamente fottuto, che non esiste più. Non c’è più un fottuto penny. Noi siamo qui a suonare per la birra, se pensassimo ai soldi non faremmo più nulla! Forse un giorno tornerà tutto come prima, non possiamo saperlo, ma non credo.
Nei vostri testi parlate spesso di guerra, usando ovviamente il tema in maniera goliardica, ma cosa pensate del fatto che ancora oggi ci siano sul serio persone desiderose di farsi la guerra?
Oh, man, la gente è davvero fuori di testa. È ovvio che noi siamo assolutamente contro ogni forma di guerra!
Quali sono i piani per il futuro dei Tank?
Suonare del fottuto e sano rock and roll, come abbiamo sempre fatto e fottercene di tutto!
Intervista a cura di Alessandro Quero

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